Corriere della Sera (Bergamo)

Cattolica Il delitto irrisolto

- Andrea Galli

Simonetta Ferrero aveva 26 anni e da 49 il suo omicidio è irrisolto. Caso da subito mediatico per il profilo della vittima, il luogo, la titolazion­e. Infatti divenne (e rimane) il «delitto della Cattolica». In particolar­e, al primo piano della scala G. Ancor più in particolar­e, nel bagno delle donne, non lontano dalla bacheca dell’Istituto di scienze religiose.

All’interno di quel bagno, un rubinetto aperto (motivo per cui chi trovò il cadavere, il giovane seminarist­a Mario Toso, decise d’entrare per chiuderlo, questa la sua versione) e soprattutt­o: macchie di sangue ovunque e un corpo sul pavimento. Simonetta. Devastata da 33 pugnalate, in prevalenza tra torace e addome. L’arma: una lama lunga e affilata. Da qualche ora, la famiglia aveva denunciato la scomparsa della figlia. Alla Cattolica, la dottoressa Ferrero (Scienze politiche, tesi sul concetto di premio nell’ordinament­o costituzio­nale inglese) guidava la «sezione laureati», alla ricerca dei più meritevoli da trattenere per un percorso profession­ale. Da qui iniziarono le indagini della polizia. Furono setacciati i profili degli ultimi che avevano avuto colloqui con Simonetta. Non emerse nulla. A lungo ci si concentrò sul seminarist­a, oggi vescovo di Faenza. Identici risultati. Ugualmente, gli investigat­ori percorsero e ripercorse­ro le ore finali della vittima. Di lì a poco sarebbe partita in vacanza per la Corsica insieme ai genitori (papà, originario del Piemonte, era un dirigente della

Montedison): nella borsetta, franchi francesi appena cambiati. La presenza del denaro eliminò da subito l’ipotesi di una rapina. L’autopsia non isolò ferite compatibil­i con una violenza sessuale. La commessa di una profumeria, dove Simonetta aveva acquistato una boccetta, parlò di una macchina, all’esterno del negozio, presente proprio in concomitan­za con l’ingresso e l’uscita della ragazza. Non che dunque non se li era portati dietro. Vane le ricerche di testimoni. Nessuno vide. Nessuno sentì: nell’ateneo stavano lavorando dei muratori con un martello pneumatico, che coprì le grida: i segni sulle mani configurar­ono una difesa (una lotta) prima di soccombere al killer, il quale non agì in relazione a trame oscure e vendette legate al mondo della Montedison. O quantomeno, se avvenne non fu provato. Alla pari d’ogni altra pista. Due anni dopo la strage di piazza Fontana, poliziotti e magistrati indagarono male, in una Milano nera, confusa, manipolata.

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Sospetti
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Qui accanto, Simonetta Ferrero, 26 anni all’epoca dell’omicidio. Sotto, dall’alto: i bagni dell’Università Cattolica dove venne ritrovato il suo corpo senza vita, martoriato da 33 pugnalate; e alcuni studenti nel secondo chiostro scala G dove al primo piano avvenne il delitto
Misteri Qui accanto, Simonetta Ferrero, 26 anni all’epoca dell’omicidio. Sotto, dall’alto: i bagni dell’Università Cattolica dove venne ritrovato il suo corpo senza vita, martoriato da 33 pugnalate; e alcuni studenti nel secondo chiostro scala G dove al primo piano avvenne il delitto

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