Dallo sparo ai due chili di coca: lente sul mondo ultrà
A Gorle, in casa dell’amico di un pregiudicato ferito a Monza a colpi di pistola. Il giudice non lo manda in carcere
Durante un appostamento per monitorare alcuni soggetti ritenuti vicini sia al mondo dello spaccio sia alla tifoseria organizzata, sono spuntati due chili di cocaina, in mano a un ragazzo di origine straniera, ma nato in Italia, appena uscito dall’abitazione di Gorle in cui vive Alex Midali. Entrambi
in arresto, ma il giudice ha poi disposto l’obbligo di dimora, il pm voleva il carcere. Nell’appartamento c’erano anche piante di marijuana, in un’auto 1.600 euro in contanti. Alla Digos Midali risulta legato anche a Mattia Personeni, già condannato a 2 anni e 8 mesi e ferito gravemente da un colpo di pistola a Monza, a giugno
Episodi inquietanti, come il colpo di pistola conficcatosi nel fianco di un trentaquattrenne già noto agli investigatori, e stupefacenti in quantità non certo modiche, sembrano ruotare ancora attorno al mondo ultrà, nonostante le 13 condanne, per un totale di 30 anni di carcere, rifilate a febbraio dal tribunale di Bergamo (le difese hanno fatto ricorso in appello) dopo l’inchiesta «Mai una gioia» della squadra mobile. Un’indagine che, nel 2017, aveva svelato giri di cocaina e marijuana con tanto di spaccio in viale Giulio Cesare prima delle partite dell'Atalanta.
Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata, ma fino a un certo punto, a quanto pare. Giovedì pomeriggio la Digos, al lavoro sul mondo della tifoseria e di eventuali suoi simpatizzanti, era appostata a Gorle, in via Roma 12, dove vive Alex Midali, 42 anni, già noto, con qualche aggancio tra i supporter ma comunque non organico al tifo organizzato. Una dopo l’altra, sotto gli occhi degli agenti, sono spuntate due auto sospette, guidate prima da un egiziano e poi da un marocchino (entrambi fermati in strada mentre tentavano di allontanarsi e identificati). Circa mezz’ora dopo dall’abitazione di Midali è uscito invece il trentenne Stefano Lazrak Loulidi, nato in Italia e di origini marocchine, con precedenti di polizia per rapina, furto, ricettazione e armi. Sorpreso dai poliziotti, aveva in mano un asciugamano con cui nascondeva due involucri piuttosto grossi: in totale due chili di polvere bianca, con ogni probabilità cocaina, anche se mancano ancora le analisi della sostanza. In un sacchetto di cellophane c’erano invece dieci involucri termosaldati, per altri venti grammi circa. La perquisizione in casa di Midali è scattata immediatamente: all’interno c’erano bilancini sporchi di polvere bianca, bicarbonato, risme di sacchetti in cellophane in abbondanza. In giardino cinque piante di cannabis in altrettanti vasi. E in più sono spuntate le chiavi di una Punto parcheggiata in strada, intestata a una ragazza di 29 anni, ma probabilmente utilizzata dallo stesso Midali: nella vettura sono stati trovati altri 119 grammi di cocaina e 1.620 euro in contanti.
Il padrone di casa e Lazrak Loulidi sono stati arrestati e finiti in convalida di fronte al giudice Stefano Storto, destinati poi al processo per direttissima (che è stato fissato a ottobre): per loro niente carcere, come aveva chiesto la Procura, ma obbligo di dimora. Una decisione che ha creato qualche perplessità dalle parti della questura. Anche perché i due soggetti sono già noti e al momento le indagini in corso parlano di persone inserite in un contesto che va valutato e approfondito.
Midali risulta in contatto, per esempio, con Mattia Personeni, 34 anni, di Bergamo, condannato a due anni e 8 mesi in primo grado, esito dell’inchiesta «Mai una gioia». Era imputato di spaccio e concorso nella rapina di due chili e mezzo di marijuana, a volto coperto e a colpi di spranga. E lo stesso Personeni a giugno era stato coinvolto in fatti che sono ancora al centro di un’indagine della Procura di Monza. Erano le 22 di giovedì 18 giugno e in via Fiumelatte, nel capoluogo brianzolo, il bergamasco era stato trovato a terra, dal titolare di un ristorante che l’aveva sentito urlare dopo uno sparo. Uno squarcio al fianco, condizioni del ferito preoccupanti (si era ripreso dopo un periodo in terapia intensiva): lui stesso, mentre veniva trasportato all’ospedale San Gerardo, aveva parlato di un tentativo di rapina ai suoi danni, finito in quel modo.
Una ricostruzione che però non ha mai convinto gli inquirenti. Perché poco prima di quel colpo di pistola Personeni era in compagnia di una ragazza, che si era poi allontanata su uno scooter mentre lui chiedeva aiuto. Era una persona in contatto con gli autori dell’agguato al bergamasco? Ipotesi che farebbe decadere la pista della rapina da parte di sconosciuti, con un obiettivo scelto a caso, per strada. O forse, semplicemente, la ragazza aveva avuto molta paura ed era scappata. Il tutto, comunque, in una zona di Monza nota per essere territorio di spaccio e di prostituzione, con un certo controllo da parte di alcuni gruppi rom. Un altro caso ancora tutto da chiarire e in qualche modo collegato a persone coinvolte in giri di spaccio che, in modi diversi, incrociano il mondo della tifoseria ultrà.
La perquisizione Nell’abitazione anche bicarbonato e 5 piante di marijuana. In auto trovati 1.600 euro