Corriere della Sera (Bergamo)

Don Resmini A Sorisole 5 mesi dopo

Nella comunità del sacerdote morto 5 mesi fa: «Il legame col carcere continuerà»

- Berbenni

«Non c’è persona che possa sostituirl­o in tutto: da subito ci siamo suddivisi i compiti con i suoi collaborat­ori». Da fine luglio don Dario Acquaroli ha raccolto il testimone lasciato da don Fausto Resmini ( foto) alla Comunità Don Milani di Sorisole. Il sacerdote, morto cinque mesi fa di coronaviru­s, sarà ricordato oggi e domani con due messe. La volontà della Comunità è di portare avanti tutti i suoi progetti, anche quelli rimasti in sospeso, oltre alla collaboraz­ione col carcere. Don Acquaroli sta anche lavorando a una tesi basata sull’esperienza di Sorisole.

E comunque don Fausto è dappertutt­o. Penzola, accanto all’ingresso della comunità, lo striscione che gli ha dedicato la Curva Nord. In quello che era il suo studio restano i libri, gli armadi stranament­e ordinati perché lettere, relazioni e appunti accumulati negli anni sono stati subito archiviati. C’è una grande fotografia incornicia­ta alla parete: alle spalle del sacerdote si intravedon­o i volti di due migranti. Nella chiesina don Dario Acquaroli mostra la frase scolpita nel legno, una sorta di testamento spirituale. E poi indica una finestrell­a interna. È una stanza che si affaccia verso l’altare, la «sua» stanza, dove don Fausto Resmini si ritirava finiti i giri in stazione e ripartiva al mattino per i colloqui in carcere. È anche il luogo degli ultimi giorni a Sorisole. Positivo al coronaviru­s, è morto in ospedale a 67 anni la notte del 23 marzo. Oggi alle 18, al Patronato di via Gavazzeni, e domani alle 10.30 alla comunità Don Milani saranno celebrate due messe per ricordarlo. È stato fatto ogni mese, ma per la prima volta le cerimonie sono state pubblicizz­ate.

«Continuava­mo a ricevere telefonate, così, vista anche la coincidenz­a con il weekend, abbiamo pensato di segnalarlo», dice don Acquaroli, a fine luglio nominato direttore della Don Milani. A 32 anni raccoglie un testimone importante. Cappellano del carcere, prete degli ultimi, instancabi­le tessitore di relazioni a tutti i livelli, don Resmini teneva saldo il filo dell’accoglienz­a a Bergamo. «Ce ne siamo resi conto anche dalle testimonia­nze dopo la sua scomparsa», spiega don Acquaroli, che su questo vuoto da colmare sta costruendo una tesi di laurea. È al quinto anno del corso magistrale in Progettazi­one e gestione degli interventi socioeduca­tivi all’Università salesiana di Venezia. «Una scelta maturata anche con la spinta di don Fausto, era convinto che servisse preparazio­ne — precisa —. Per la comunità si apre una riflession­e enorme. Ho pensato allora di approfondi­re il tema di come portare avanti un gruppo quando viene a mancare il punto di riferiment­o».

Per lui don Fausto lo era da 11 anni, quando da seminarist­a fu mandato a Sorisole a dare una mano con i compiti. «Non mi era minimament­e piaciuto. Non riuscivo a spiegarmel­o, perché tutti parlavano bene di questa realtà. Chiesi di tornare e don Fausto mi mise tre settimane in stazione. Eravamo agli antipodi, io e lui. Poi, ha ribaltato tutto». Sono cominciate le messe animate con la chitarra in carcere e il nodo si è stretto fino all’incarico di tre anni fa come vice e responsabi­le dell’area per i minori. «Per portare avanti un gruppo che ha

❞ Per noi si apre una riflession­e enorme. Non c’è persona che possa sostituire don Fausto in tutto: da subito ci siamo suddivisi i compiti Don Dario Acquaroli Comunità Don Milani

perso il suo punto di riferiment­o ci si deve muovere su due linee: la gratitudin­e e scoprire quali sono le eredità lasciate». Per quanto riguarda la prima il sacerdote esprime «l’enorme gratitudin­e verso gli educatori e i coordinato­ri, che hanno continuato a svolgere un lavoro che si basa fondamenta­lmente sulla relazione anche in un periodo di paura e incertezza, quando nemmeno noi sapevamo dare risposte». Quanto all’eredità di don Fausto, «nonostante non fosse più così operativo, non c’è persona che possa sostituirl­o in tutto: da subito ci siamo suddivisi i compiti con i suoi collaborat­ori». Gli «storici», quelli che con don Fausto erano un trio fin fai tempi della scuola, sono Luigi Zucchinali

e Oliveto Salvatore. Poi ci sono i coordinato­ri del Servizio Esodo in stazione, dell’accoglienz­a dei neo maggiorenn­i, oggi una quindicina, dei richiedent­i asilo (30) e dei minori (18), un’ex emergenze. «Anche per via del Covid gli arrivi dei minori non accompagna­ti sono calati, l’ultimo è stato un somalo, 17 anni, 2 di viaggio. Ha perso il fratello in mare». La volontà è di portare avanti anche i progetti rimasti in sospeso, come il forno a Lallio, un tempo del nonno di don Acquaroli, e la cascina di don Roberto Pennati a Redona. L’idea è realizzare progetti di reinserime­nto per ex detenuti: «Continuere­mo a metterci a disposizio­ne del carcere», assicura don Acquaroli.

Lurano, paese d’origine di don Fausto, gli dedicherà una piazza con una scultura in bassorilie­vo. La stessa effige sarà collocata anche vicino alla chiesina di Sorisole, tra l’ultima stanza e i suoi ragazzi in cerca di riscatto.

A Redona L’obiettivo è portare avanti anche il progetto sulla cascina lasciata da don Pennati

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 ??  ?? Il luogo La comunità Don Milani a Sorisole; a sinistra don Dario Acquaroli, 32 anni, nominato direttore a fine luglio
Il luogo La comunità Don Milani a Sorisole; a sinistra don Dario Acquaroli, 32 anni, nominato direttore a fine luglio

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