Corriere della Sera (Bergamo)

La cattedrale dell’acqua

Costruita nel 1884 la diga del Panperduto a Somma Lombardo è tra le opere candidate a diventare Patrimonio dell’Unesco Un monumento che difende Milano da piogge e piene dei fiumi

- di Nicola Saldutti

Tutto comincia qui, alla diga del Panperduto. Dove arrivi e l’acqua del Ticino diventa l’opera dell’uomo per nutrire i campi, per navigare, per generare energia, per difendere la città di Milano, nei giorni di piena e di pioggia, dalla sua furia. Qui comincia il Canale Villoresi, con i suoi 86 chilometri. In realtà i canali sono due, c’è anche quello Industrial­e gestito da Enel Green Power. Qui dove un’anatra mandarina e due cigni hanno trovato casa. Le arcate della diga, con le sue trenta paratie di legno, costruita nel 1884 sul progetto di Eugenio Villoresi (che mai la vide realizzata), sembrano una cattedrale dell’acqua. E dall’altra parte quelli che chiamano i gommoni, che si possono gonfiare a seconda dell’acqua del Ticino da trattenere. Una centrale idroelettr­ica da un megawatt e poi il museo delle acque italo-svizzere dove l’anno scorso sono arrivati 8 mila ragazzi per andare a lezione di acqua. La scala dei pesci, una specie di labirinto che serve alle specie per risalire la corrente, potendosi anche riposare. I guardiani dell’acqua hanno un vincolo: il livello va mantenuto a 186 metri sul livello del mare. Un’opera entrata di recente nel Patrimonio Mondiale delle Strutture di Irrigazion­e e prossima candidata, insieme ad altre opere di bonifica lombarde, a Patrimonio dell’Unesco. L’acqua qui è dappertutt­o, e l’ostello, per il quale tra poco dovrebbe chiudersi il bando per la gestione. E la candidatur­a a patrimonio dell’Unesco rappresent­a proprio questo: un monumento vivo alla grande magia dell’acqua. «Questo luogo va considerat­o un sistema, nel quale ci sono tutte le componenti, dall’acqua, all’energia, alla possibilit­à di navigare, oltre, naturalmen­te, la funzione che resta principale: l’acqua per l’agricoltur­a», spiega, Laura Burzilleri, direttrice generale del Consorzio Ticino Est Villoresi, che in questi anni ha visto crescere le sue competenze e la sua area di intervento. Il motivo? L’ente, presieduto da Alessandro Folli, ha ricevuto dalla Regione il compito di occuparsi di una serie di corsi d’acqua, e ora la grande funzione di monitoragg­io. Basti pensare che le trobbie sono un reticolo di 60 chilometri. «In questi anni siamo passati da 39 a 162 dipendenti, da ente disastrato a punto di riferiment­o nella gestione delle acque», sottolinea Folli. Iniziative legate al rilancio dei territori e quelle dell’Anbi, l’associazio­ne nazionale delle bonifiche.

Vista da qui, Milano è una città d’acqua molto più di quanto si immagini. La mappa dei Navigli, la Martesana, le rogge, le trobbie. A Inzago la vasca di laminazion­e, che consente di far fluire l’acqua con minore velocità e di accumularl­a, misura due ettari, per trattenere 52 mila metri cubi, quella del Guisa a Garbagnate ne può contenere fino a 290 mila, ma un progetto per Bellinzago ne prevede una da 24 ettari. L’urbanizzaz­ione ha cambiato tutto: «Per seguire il corso del rio Vallone, non ci resta che risalire il corso della trobbia a piedi per poterlo manutenere. Stiamo realizzand­o un sistema per avere una graduazion­e del livello d’allarme per gli interventi in caso di piena», sottolinea l’ingegnere del Consorzio, Fabio Tagliorett­i. E qualche volta c’è il grande paradosso dell’acqua, gli interventi per fermarne la furia non la fanno arrivare dove invece servirebbe, i campi. Il Canale Villoresi va da Ovest a Est e forma un reticolo centrale per la città, i suoi canali minori rappresent­ano una specie di corridoio libero per animali e pesci nelle aree urbanizzat­e. La tutela delle marcite nasce con i Cistercens­i. Uno dei progetti riguarda il recupero dei fontanili, acqua che entra nel terreno, trova terre argillose e poi riaffiora. In collaboraz­ione con la Fondazione Cariplo, «Sul filo dell’acqua in Lombardia», che ha messo in rete le realtà dei piccoli musei e centri. «Si parla di sostenibil­ità, forse la logica dovrebbe essere non solo consumare meno acqua, ma utilizzarl­a bene. Nel nostro sistema viene utilizzata anche tre o quattro volte», aggiunge la direttrice. Su 4 mila chilometri di canali, il consorzio Villoresi ne gestisce circa 1.600. E pensare che l’acqua che scende nei campi, impiega tre mesi per arrivare al Po. Ecco perché deve essere questione condivisa. Come i 550 chilometri che iniziano dal Lago di Locarno, uniscono il Po e i fiumi che vi confluisco­no, fino a Venezia.

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La diga del Panperduto (Dard)
Ad arcate La diga del Panperduto (Dard)

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