Il comprensorio di Roncobello tra i crinali della Val Mezzeno e gli anfratti sotto lo Schienone
Una varietà di percorsi (per tutti) che lascia ammirati gli escursionisti
Talvolta in montagna l’estasi della salita distrae dall’ampiezza dei paesaggi che, attraversati, sanno iniettarci sotto pelle tutte le dimensioni della montagna. È gratificante perseguire la dimensione orizzontale dell’alpe — dopotutto, chiunque abbia voluto aprire radure tra foreste selvagge e spazi di vita negli anfratti più spigolosi delle Orobie è stato costretto a capirle e padroneggiarle, queste dimensioni.
Il comprensorio di Roncobello, nell’Alto Brembo, è tra i più consoni per chi ama esplorare e stupirsi: presenta infatti una varietà di percorsi espressa proprio grazie alla posizione scelta dai primi abitanti del paese e delle sue località sparse, ai piedi della Val di Mezzeno. Al centro di un sistema di valli, cime e crinali che ne hanno protetto l’esistenza, il paese è nascosto dal fondo valle e accoglie il profondo solco che corre da est a ovest ai piedi dell’alpeggio di Mezzeno, culminando a nord nella piccola cordillera dei Tre Pizzi (2.153 metri), sotto i quali si sviluppano crinali che precipitano verso la Val Mencucca e a sud nei ripidissimi valloni calcarei della Croce di Pizzo (2.040 metri), del Pizzo Roncobello (2.274 metri) e della Cima di Menna (2.300 metri).
Questo è il complesso edificio roccioso che possiamo trasformare da muro che si fa guardare solo col naso all’insù in orizzonte.
Cavità rocciosa
In località Costa (1.025 metri) seguiamo le indicazioni per Corna Buca (1.292 metri), lungo un tracciato che scandisce la verticalità del bosco fino all’enorme cavità rocciosa che possiamo visitare ammirati: siamo nella sezione centrale di una vasta estensione calcacamminiamo rea formata dalla Corna delle Coste e dallo Schienone.
Caccia di orizzonti
Proseguendo, proprio al bivio per il passo del Menna, incontriamo la Baita dello Zoppo (1.383 metri) da dove ora ci concediamo la libertà di capovolgere i piani e cambiare passo, a caccia di orizzonti; grazie alla rustica (e unica) segnalazione (bolli gialli) ci indi traverso verso Baita dei Muffi (1.535 metri), onomatopeico vocabolo utilizzato per descrivere la scontrosa vegetazione di questi anfratti alpini e risalendo il versante nel respiro delle silenziose conifere (senza mai abbandonare la traccia più evidente e trasversale).
La piccola conca
❞ Seguendo flebili segni di traccia, si scoprirà da dove pesca acqua la baita
Sarà l’abbagliante luce a notificarci l’arrivo nella piccola conca delimitata dallo Schienone e dal Collino di Campo.
Ma le sorprese non finiscono — chi ama inseguire liberamente flebili segni di traccia, proseguendo con attenzione scoprirà da dove pesca acqua la baita, godendoci nel frattempo dall’alto gli immensi (ghiaioni) che precipitano verso le valli dell’Asino e del Drago, con Baresi di Roncobello sotto di noi e uno spazio aperto il cui unico limite è il cielo.