Arnosto, il muro che tiene il borgo in ostaggio
Arnosto, la barriera costruita per ragioni di sicurezza Il sindaco promette (di nuovo): «La sistemeremo»
Nessuno lo vuole. Eppure, da mesi è lì, a deturpare l’incantevole borgo di Arnosto, a Fuipiano Imagna. È il muro in cemento ( foto), già al centro di diverse polemiche l’inverno scorso, costruito nell’ambito del progetto che prevede la realizzazione di ristorante, camere, sala conferenze tra gli antichi muri in pietra. Ora il sindaco Valentina Zuccala torna a ribadire: «È nostra intenzione evitare la presenza impattante del muro con soluzioni che possono andare dal rivestimento in pietre abbinate al contesto fino all’abbattimento stesso. Si valuterà».
Dopo un anno di lavori, il muro è ancora lì. O forse no. Polemiche, ripensamenti, nuove promesse a Fuipiano, il tetto della Valle Imagna, al termine del primo lotto di lavori finanziato dal Comune e da fondi regionali per la promozione turistica del borgo di Arnosto, gioiello cinquecentesco in pietra e legno che fungeva da stazione doganale tra la veneziana Serenissima e il Ducato di Milano.
La costruzione di una struttura interrata — battezzata con il non felicissimo nome di Berghem Haus —, che comprenderà ristorante, camere, una sala conferenze e altri spazi, riaccende le polemiche per l’immutata presenza, nonostante le promesse, di un muro in cemento armato, situato proprio davanti al borgo storico, che ospita il municipio e la biblioteca comunale, oltre a un Museo etnografico della Valle temporaneamente chiuso per i lavori e una piccola chiesa con affreschi di pregio, tra i quali uno attribuito al nonno di Giacomo Quarenghi, Francesco.
Del muro della discordia, realizzato per evitare cadute nella scala che conduce agli ambienti sotterranei, si comincia a parlare nel gennaio scorso, quando dal cantiere diventa visibile la struttura, anche se il sindaco Valentina Zuccala assicura che tutto quanto sarà realizzato «non avrà alcun impatto sulla contrada», perché il muro «sarà interrato e nascosto agli occhi dei visitatori». A cantiere terminato, la promessa non sembra mantenuta, stando alle foto pubblicate dai social di alcuni abitanti del paese e dal giornale online altroPensiero.net, che denuncia una «vergogna nelle meraviglie del borgo»: il muro di dodici metri continua a incombere, grigio e amorfo, su uno degli scorci più suggestivi della provincia, che conserva l’atmosfera del tempo antico. Eppure anche oggi il sindaco ribadisce con fermezza la volontà dell’amministrazione di modificare l’intervento in occasione del secondo lotto di lavori, finanziato dalla Fondazione Cariplo, che comincerà a breve e dovrebbe concludersi entro un paio di anni: «Al momento non so dire di preciso quali interventi saranno apportati per migliorare la situazione. Posso però assicurare, come ho detto già a gennaio, che è nostra intenzione evitare la presenza impattante del muro con soluzioni che possono andare dal rivestimento in pietre abbinate al contesto fino all’abbattimento stesso. Si valuterà».
Resta poco chiaro, agli occhi del normale cittadino, come si sia arrivati alla costruzione di un muro giudicato inopportuno dalla stessa amministrazione comunale e dalla Soprintendenza alle Belle Arti, che nell’autorizzare i lavori aveva impegnato la committenza ad armonizzare la costruzione all’ambiente circostante, prevedendo la possibilità del rivestimento in pietre e di un parziale interramento. A marzo la giunta comunale ha recepito le indicazioni della Soprintendenza, precisando però che ogni intervento migliorativo sarebbe stato impossibile durante la prima fase dei lavori per mancanza di risorse. «La realizzazione del muro — aggiunge il sindaco — non era prevista, ma si è resa necessaria per ragioni di sicurezza quando si sono dovuti rialzare gli ambienti interrati per garantirne l’agibilità, con la conseguenza che la presenza di una scala a cielo aperto potrebbe provocare incidenti». Il risultato è la situazione tutta kafkiana — o tutta italiana — di un muro che da tempo nessuno dichiara di volere ma che ancora c’è, che non si esclude di abbattere ma che intanto si è costruito. Là dove c’era l’erba, ora c’è un muro. Chissà se il prossimo round di lavori sarà la volta buona per restituire Arnosto alla bellezza del suo passato, evitando di guastarla con gli scempi del presente.
Il nodo La Soprintendenza ha bocciato l’opera, ma il Comune non ha i soldi per intervenire