Attenti al Gufo L’umorismo è noir
Roberto Brivio riceve il Premio Enriquez Dall’Accademia dei Filodrammatici all’incontro fatale con Lino Patruno, Nanni Svampa e Gianni Magni Fenomenologia di un eterno iconoclasta
Pioniere del cabaret italiano, attore, commediografo, impresario e anche scrittore, Roberto Brivio, milanese doc, 82 anni, 60 di palcoscenico, tra teatro e tv, è stato soprattutto il «Cantamacabro», l’autore dei testi di umorismo nero dei Gufi, il celebre gruppo in calzamaglia, aria snob e bombetta all’inglese. Grazie a questo personaggio, l’iconoclasta chansonnier il 30 agosto riceverà a Sirolo il prestigioso premio Nazionale Franco Enriquez alla carriera con la seguente motivazione: «Roberto Brivio Milanese del ‘38, una lunga carriera che inizia come maschera di Meneghino, interprete di operette, mente creatrice dei “Gufi”, con Nanni Svampa, Lino Patruno e Gianni Magni, che ricordiamo con grande affetto e stima»».
Brivio cosa si prova a ricevere un così ambito riconoscimento?
«Sono molto onorato perché Enriquez l’ho conosciuto a inizio carriera a Castiglioncello, luogo di ritrovo di tutti gli attori, Glauco Mauri, Valeria Moriconi, con Zeffirelli, che decidevano le sorti del teatro italiano. Sono anche rimasto sbalordito alla notizia, perché non ho mai frequentato molto il giro che conta».
Dunque lei ha iniziato come Meneghino?
«In realtà iniziai nel ’59 con l’Accademia dei Filodrammatici. Sandro Bolchi mi diede una scrittura del “Mercante di Venezia”, ma duemila lire al giorno non mi permettevano di vivere, allora iniziai a registrare per la Ricordi favole e classici, da “Piccole donne” ai “Viaggi di Gulliver”, prima di iniziare a collaborare con la Rai»
Poi sono arrivati i Gufi… «Nel ’62, quando incontrai Lino Patruno, avevo già scritto le prime canzoni macabre. Brani come “Vorrei tanto suicidarmi” erano veramente controcorrente per l’epoca. Poi arrivò Svampa, e alla fine Magni, con cui avevo lavorato nei programmi di Cino Tortorella di Mago Zurlì. Quando vidi Gianni mimare i personaggi mentre recitavo i Sepolcri, capii che poteva interpretare anche le mie canzoni. Fu una cotta incredibile, iniziammo nel 1964 e per i Gufi ho mollato tutto. L’altro colpo di fulmine l’ho avuto con mia moglie, Maria Grazia Raimondi, e con la Compagnia stabile dell’operetta di Milano».
Lei ha fatto anche l’impresario teatrale …
«Con il Teatro Cristallo ho portato il primo “Rocky Horror
Show”, nel 1983. Con il Teatro del Corso abbiamo proposto autori poco conosciuti come Dos Passos. Al teatro Ariberto ho aperto una scuola di recitazione. Ho messo in scena “Antigone” e “La congiura dei pazzi” di Alfieri, che nessuno aveva mai proposto prima. Per recitare Shakespeare ho chiamato Andrea Pinketts».
Tra le altre cose, ha scritto anche dodici libri…
«L’ultimo, “Canzoni Popolari Milanesi”, è un’antologia curata dal musicologo Luigi Inzaghi, in cui sottolineo aspetti della canzone popolare. Come l’erotismo. Prendi “Il Magnano” o “La Biondina di Voghera”, sono piene di doppi sensi a sfondo sessuale».
Durante il lockdown ha lanciato su Facebook «Briviowebcabaret».
«Prima della pandemia avevo delle serate da fare che sono saltate, allora ho pensato di portarle sul web. Le abbiamo filmate con il telefonino, con canzoni in playback. Il futuro però dovrebbe essere televisivo, radiofonico. O meglio ancora a teatro».
Ho conosciuto Enriquez da giovane Sono onorato per il riconoscimento E anche sbalordito perché non ho mai frequentato molto il giro che conta Brani come «Vorrei tanto suicidarmi» erano veramente controcorrente per l’epoca Negli anni Ottanta portai a Milano il primo «Rocky Horror Show»