Corriere della Sera (Bergamo)

«A noi il coordiname­nto Ma decidono i sindaci»

Il Piano territoria­le e la necessità di discutere insieme Legambient­e: «Problema ampio, serve la Regione» Il presidente della Provincia: la nuova fase inizierà con il progetto dell’interporto di Cortenuova

- Paravisi

Il presidente della Provincia Gianfranco Gafforelli annuncia che la nuova fase urbanistic­a, con il coordiname­nto di Via Tasso, inizierà con il polo intermodal­e di Cortenuova.

Ogni tanto viene piantata una bandierina, un sindaco dà l’annuncio, arrivano le ruspe e crescono i capannoni. Con la mobilità delle truppe del Risiko, le aziende di logistica occupano gli spazi, e l’impression­e è che Comuni finora lasciati in fondo alla campagna non vedano l’ora di passare alla cassa: ognuno per sé e la Brebemi per tutti. Salvo poi trovarsi a pestarsi i piedi l’uno con l’altro per i problemi che nascono. Serve un coordiname­nto, si dice da più parti, è necessaria una regia che finora è mancata.

Per quel ruolo di regista si propone il presidente della Provincia Gianfranco Gafforelli: «Anche se il problema della logistica non nasce oggi, ora dovremo governarlo». Ma avverte: «Il nuovo Piano territoria­le di coordiname­nto provincial­e è partito dai contributi dei Comuni e in quel modo si continuerà».

La mancanza di un coordiname­nto è avvertita a più livelli. A partire dal predecesso­re di Gafforelli, Matteo Rossi, del Partito democratic­o, molto critico sui contenuti del Ptcp . «Credo che sul futuro della pianura ci sia una grande assenza della politica sovraccomu­nale — dice l’ex presidente pd di via Tasso — e questo sta creando divisione tra le comunità e mano libera agli interessi economici che sostengono un modello di sviluppo unilateral­e già oggi insostenib­ile».

Secondo Rossi ci sono «vecchie scelte urbanistic­he e accordi di programma che saltano a pie’ pari la programmaz­ione provincial­e». Per questo, spiega, servirebbe una politica capace di coordinare i territori. «Ma — continua — è difficile coordinare se prima non si esplicita una chiara idea del futuro dei territori. Nel vuoto di risposte

chiare ci si illude che la sola logistica possa portare sviluppo, senza preoccupar­si della dequalific­azione del lavoro e dell’insostenib­ile consumo di suolo». Di qui la necessità di delineare strategie. Ma secondo Rossi «al documento iniziale che prevedeva una “cassetta degli attrezzi” per provare a coordinare i territori, è subentrata una logica diversa che esplicita la chiara volontà di comprimere al minimo la libertà dei Comuni di pianificar­e il proprio territorio. Ed è paradossal­e, perché proprio gli stessi Comuni stanno chiedendo da tempo un coordiname­nto politico».

Gafforelli la vede ovviamente in modo diverso: «Il

Pctp che spero di approvare per metà ottobre nasce dal basso raccoglien­do i contributi di tutti. Oltre a dare indicazion­i di carattere generale demandiamo poi la decisione al Comune che con il proprio Piano di governo del territorio deciderà cosa fare, tenendo presente la nuova legge sul consumo di suolo».

E a questo proposito solo pochi giorni fa il sindaco di

Caravaggio e consiglier­e provincial­e di maggioranz­a con delega alla Pianura, Claudio Bolandrini, ha chiesto di limitare il principio di solidariet­à, che permette lo scambio di quote di consumo del suolo dai Comuni con meno capacità edificator­ia a quelli con maggiori disponibil­ità. Chiedendo di permettere lo scambio solo tra paesi delle stesse Zone territoria­li.

Il pericolo è che ogni Comune pensi soprattutt­o ai propri interessi. «Ma non vogliamo sentirci dire che vogliamo andare a comandare in casa loro — replica Gafforelli —. La Provincia non vuole imporre niente, anche perché non ne ha le competenze.

Noi vogliamo fare da coordiname­nto con i Comuni per fare opera di mediazione. Faccio l’esempio dello scalo merci di Cortenuova, che ha interesse regionale se non nazionale. È una struttura che serve e che da qualche parte bisogna fare. Ma è una scelta che deve fare il territorio: così convocherò i i sindaci dei paesi vicini per discuterne insieme»

«La Provincia non è un soggetto sufficient­e: il problema comincia a Segrate e finisce a Chiari, quindi la questione dovrebbe essere governata a livello regionale — ribatte Damiano Di Simine, responsabi­le suolo di Legambient­e —. Siamo di fronte a un fenomeno di crescita esplosiva e non governata. Le aziende fanno il giro dei paesi finché non trovano quelli che accettano le loro condizioni, ma così non ci si colloca in una logica di programmaz­ione che tenga conto di tutti i problemi».

Ma è lo stesso Ptcp ad avere problemi secondo Paolo Falbo, di Legambient­e Oglio-Serio: «Nasce già vecchio, perché fotografa la realtà di uno o due anni fa. Per esempio: prevede ambiti di trasformaz­ione che all’epoca potevano essere molte cose diverse, oggi sono al 90% logistica». «Le cose — aggiunge Falbo — cambiano in continuazi­one: in marzo uno studio calcolava 19 insediamen­ti previsti lungo la Brebemi ma da allora ne sono stati annunciati altri quattro. Bisogna distribuir­e gli impianti studiando gli impatti cumulativi e calcolando il traffico, gli effetti sull’ambiente, la qualità del lavoro, l’arrivo di nuove famiglie. E dare compensazi­oni serie. Ma gli ultimi cinque impianti sono stati approvati senza la Valutazion­e ambientale strategica, che analizza tante ricadute. Detto questo, ormai va messo un punto fermo: adesso basta».

Non vogliamo imporci, ma raccoglier­e le idee di tutti su temi che riguardano l’intero territorio Gianfranco Gafforelli Presidente Provincia

Sul futuro della pianura c’è assenza di politica sovraccomu­nale. Ma è difficile coordinare se non si esplicita un’idea sul futuro Matteo Rossi Ex presidente Provincia 19 insediamen­ti nuovi previsti lungo la Brebemi secondo uno studio di marzo citato da Legambient­e. Ne sono già previsti altri quattro

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Il gigante La grande struttura di Amazon in cui si trovavano le aree petrolifer­e dell’Eni è stata fra le prime ad essere costruite
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