Corriere della Sera (Bergamo)

Il maestro Meli: il Requiem sarà un’emozione

Meli: il Requiem verdiano di lunedì in Città Alta sarà il più emozionant­e

- di Biagio Scuderi

Nel suo studio non basta ormai una sola parete per appendere tutte le locandine che negli anni lo hanno visto protagonis­ta al Teatro alla Scala per opere o recital (comprese tre première il 7 dicembre). Ha vinto — tra gli altri — il Premio Abbiati, La maschera d’oro, l’Oscar della lirica. Stiamo parlando di Francesco Meli, tenore italiano par excellence, protagonis­ta stasera del Requiem verdiano nel Duomo di Milano (in diretta su Rai5, Arté e Radio3), in replica in Santa Maria Maggiore di Bergamo il prossimo lunedì alle 20.30.

Maestro Meli, lei questa sera canterà nel Duomo di Milano insieme all’Orchestra e al coro del Teatro alla Scala sotto l’egida di Riccardo Chailly alla presenza del presidente Mattarella. Che valore ha per lei questo concerto?

«È difficile parlare del valore di un concerto come quello che faremo stasera nel

Duomo di Milano. Le emozioni sono molteplici: commozione, senso di responsabi­lità, orgoglio per la partecipaz­ione a un momento così speciale. Credo che il concerto possa alimentare la speranza di ripartenza che tutti abbiamo nel cuore».

Lunedì 7 settembre replichere­te il concerto nella basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo, una delle città più colpite dalla pandemia…

«Il concerto di Bergamo sarà sicurament­e il più emozionant­e. Cantare il Requiem di Verdi in uno dei luoghi più colpiti dall’emergenza è un’occasione per rendere omaggio a tutte le persone che hanno sofferto in prima persona a causa del virus. Ricorderem­o innanzitut­to le tante, troppe vittime del Covid, e canteremo per tutti coloro che sono stati in prima linea: medici, infermieri, volontari, forze dell’ordine. Come non pensare poi a tutti coloro che hanno perso i loro cari, i loro amici. Spero davvero che il nostro canto possa essere come un balsamo sulle ferite. Devo anche confessare che Bergamo è una delle città italiane cui sono più legato: giovanissi­mo, infatti, ho debuttato proprio qui con

ll barbiere di Siviglia di Rossini, un bellissimo ricordo che non dimentiche­rò mai».

Il Requiem di Verdi è una partitura che lei conosce molto bene. Cosa la rende unica e qual è il momento musicale che la emoziona di più?

«La Messa da Requiem di Verdi è una creazione geniale e rivoluzion­aria, soprattutt­o nella musica sacra, non solo dal punto di vista musicale ma anche da quello emotivo e contemplat­ivo. Verdi ci fa soffermare sulla profondità del testo come un viaggio dentro noi stessi, un percorso spirituale e umano alla ricerca di una verità, una speranza interiore. Le ultime battute, straordina­rie nella loro semplicità dopo tanta complessit­à armonica e contrapsem­pre puntistica, sono di impatto sconvolgen­te: un accordo di Do maggiore, liberazion­e e domanda allo stesso tempo, che lascia all’ascoltator­e la facoltà di scelta. Il punto più emozionant­e per me è l’Offertorio, in questa parte della Messa troviamo momenti di grande lirismo come il meraviglio­so Hostias che il tenore ha l’onore e la responsabi­lità di intonare».

Come ha vissuto l’estate? Mi pare che i concerti non siano mancati...

«C’è stata una lenta “rinascita”. Tanti sono stati i piccoli e grandi Festival che mi hanno proposto concerti in luoghi quasi all’aperto, il Teatro di Piacenza, la Scala, La Fenice di Venezia, il Festival di Martina Franca, l’Arena di Verona, le Armonie d’Arte di Scolacium, il Comunale di Firenze. Ho avvertito chiarament­e il bisogno del pubblico di ascoltare la musica dal vivo, è stata una grande emozione».

Come vede il futuro della musica e dello spettacolo?

«I prossimi mesi sono determinat­i per capire il futuro dello spettacolo dal vivo, tutti i teatri stanno cercando di ripartire. Per ora il periodo estivo ci ha aiutato con gli spettacoli all’aperto ma al chiuso è tutta un’altra storia: programmaz­ioni in corsa con cambi di titoli, opere in forma di concerto o semi sceniche, è tutto molto frenetico e un po’ confuso ma tutti stiamo lavorando per riportare la musica dentro le nostre sale».

Prossimi impegni?

«In autunno sarò spesso in Italia: a ottobre Aida alla Scala, poi un concerto al teatro Grande di Brescia e uno a Pordenone. Il 5 dicembre canterò con Placido Domingo e Anna Pirozzi ne I due Foscari in forma di concerto all’Opéra de Monte-Carlo. E chissà che non venga fuori anche qualche data nella mia amata Bergamo…».

Legame affettivo «Bergamo è una delle città italiane cui sono più legato: qui giovanissi­mo ho debuttato con il Barbiere di Siviglia»

Lenta rinascita «Tanti piccoli e grandi festival mi hanno proposto concerti. Ho avvertito il bisogno del pubblico di ascoltare la musica dal vivo»

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