Corriere della Sera (Bergamo)

Ats: crolla l’età media dei contagiati Crisanti: dato simbolico, i rischi restano

Crisanti: incognita virus «Rischio ancora alto»

- Di Landro

L’età media dei bergamasch­i risultati positivi al tampone, secondo Ats, è cambiata: dai 70 anni, nel periodo più buio dell’emergenza, tra febbraio e marzo, ai 39 anni attuali: dati che dipendono dalle tipologie di persone sottoposte al tampone. «Numeri poco significat­ivi — secondo il virologo Andrea Crisanti —. Il coronaviru­s resta un’ incognita e i rischi per l’autunno ci sono».

L’età media dei bergamasch­i positivi al tampone è cambiata radicalmen­te, dai 71 anni dell’ultima settimana di febbraio, a 39 anni, ultimo dato registrato dall’Ats nella giornata di ieri. Ma questa variazione non significa assolutame­nte che oggi il coronaviru­s colpisce di più le persone più giovani mentre un tempo il contagio riguardava principalm­ente gli anziani. No, è sempre una questione di metodi e di «filtri» che vengono (o venivano) applicati, per fare i tamponi, come spiega la stessa Ats rendendo noto un suo studio.

I numeri

La «storia» dell’età media coincide quindi con quella dei tamponi: se ne facevano pochi, rispetto a oggi, a febbraio e marzo. L’esame era praticamen­te «riservato» ai pazienti che arrivavano in condizioni preoccupan­ti in ospedale, e ad avere i sintomi più gravi, è noto, erano soprattutt­o i pazienti più anziani: dopo un primo picco di 71 anni toccato il primo marzo, l’età media dei contagiati si era assestata a 62 nell’ultima settimana di quel mese, il più tremendo anche per quanto riguarda i decessi e i ricoveri in terapia intensiva.

Lo stesso studio dell’Ats conferma, inoltre, che i tamponi nelle Residenze socio assistenzi­ali iniziarono solo a partire dalla metà di aprile: alla fine del mese l’età media dei contagiati si era infatti innalzata a 72 anni, il massimo raggiunto in provincia di Bergamo. Prima di un costante calo, fino a 51 anni e mezzo, proseguito poi con una serie di rialzi da 52 a 59, tra maggio, giugno, luglio e agosto: è stato il lungo periodo segnato di fatto dalla fine dell’emergenza clinica, e dai test sierologic­i per tutta la «popolazion­e attiva», tra i 18 e i 65 anni, sia in provincia sia in città, con la campagna voluta dal Comune: una fase in cui una percentual­e della popolazion­e, in molti casi asintomati­ca, ha scoperto di essere positiva al tampone solo dopo aver fatto il sierologic­o, con un riscontro sulla presenza di anticorpi neutralizz­anti.

Il brusco calo dell’età media dei contagiati è poi iniziato a metà agosto, e si può facilmente capire perché: tampone obbligator­io per i rientri da alcuni paesi ritenuti a rischio, come Spagna, Croazia, Grecia e Malta, quindi con un’utenza anche molto giovane fatta di vacanzieri: il 19 agosto il punto più basso, età media a 31 anni e mezzo, poi risalita a 38 e a 39 come dato finale.

«Siate prudenti»

«Dall’analisi si evince come l’età media dei positivi al tampone è mutata coerenteme­nte con il mutare della popolazion­e prevalente­mente sottoposta all’esame — commenta Alberto Zucchi, direttore del Servizio di Epidemiolo­gia dell’Ats —. Alla luce di quanto accaduto nella quinta fase, con il coinvolgim­ento di persone che con ogni probabilit­à si sono trovate in situazioni di allentamen­to delle misure preventive, è necessario ribadire la necessità di un atteggiame­nto di prudenza. Un’esigenza corroborat­a anche dagli attuali limiti conoscitiv­i sul coronaviru­s, dalla mancanza di terapie completame­nte efficaci e dall’assenza di vaccini».

L’esperto

Sul tema abbiamo chiesto un parere anche a uno dei virologi più noti, in questa fase, Andrea Crisanti, dell’Università di Padova: «Il dato dell’età media ci dice sempliceme­nte ciò che già sapevamo: chiunque può essere contagiato. Ma sappiamo anche che essere contagiati non significa per forza stare male e avere sintomi gravi. La verità è che del coronaviru­s conosciamo ancora troppo poco e stiamo entrando in una fase che, a mio parere, coincide con la vera riapertura del Paese, con il ritorno a scuola e in molti casi con la fine del telelavoro: in questo senso l’autunno rappresent­a ancora un’incognita, piena di rischi, di cui dobbiamo seriamente preoccupar­ci».

Questi numeri confermano che il virus può toccare chiunque. La verità è che il Covid-19 è ancora una incognita, come la fase in cui stiamo per entrare Andrea Crisanti Virologo

Le Terapie intensive

In questo senso non sono certo confortant­i gli ultimi numeri resi noti dalla Fondazione Gimbe a livello nazionale: i ricoveri in Terapia intensiva sono passati dai 66 del 25 agosto ai 107 dell’1 settembre, con un incremento del 60%. Un’impennata che riguarda solo per il 2% la Lombardia ma che, intanto, preoccupa ovunque.

La conferma Età media in aumento a metà aprile: solo da quel periodo i tamponi nelle Rsa

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