Com’è bello suonare in due!
Il violoncello piccolo al posto del violino dà nuova luce alle composizioni Mario Brunello e Giuliano Carmignola rileggono Bach e Vivaldi
«Quello che è successo è stata una tragedia, ma personalmente durante li lockdown non mi è sembrato di essere in prigione: mi sono sentito libero di suonare, studiare, pensare. Mi auguro non succeda più nulla di simile, ma forse dovrei impormi io un personale lockdown anche in futuro». Mario Brunello non è un istrione incline alla provocazione: è un musicista che sa vivere pienamente tutto quanto la vita gli pone davanti, dagli amati spartiti e dalle forse ancor più amate montagne fino a situazioni difficili e drammatiche. Facile dunque immaginare con quanto gusto stasera incroci il proprio archetto con quello di un caro amico, Giuliano Carmignola; accompagnati da Riccardo Doni e dall’Accademia dell’Annunciata, saranno solisti in ben quattro concerti, due di Vivaldi e altrettanti di Bach. Carmignola, come fa da sessant’anni a questa parte, al violino; il violoncellista di Castelfranco Veneto al violoncello piccolo, come ama fare sempre più spesso nelle ultime stagioni.
«Me ne sono letteralmente innamorato», confessa Brunello. «Tutto è nato lavorando sulla sesta suite di Bach, al limite dell’ineseguibile sul violoncello tradizionale, ma che diventa ben più logica al violoncello piccolo. Probabilmente anche Bach usava il violoncello piccolo quando suonava nelle sue orchestre, tenendolo a tracolla come una chitarra, per suonare ora la parte dei violini ora quelli dei celli. Non va dimenticato che nel Barocco non c’erano solo i nostri quattro strumenti ad arco, ma molti di più, categorizzati per dimensioni. Grazie a questo strumento ho iniziato a esplorare l’altra faccia del Bach per arco, quello violinistico: Sonate, Partite e ora Concerti».
Sognando un fantomatico strumento che Brunello sta riportando in auge, ha coronato un altro sogno, duettare con Carmignola: «La prima volta lui era già un mito ed era il solista, io un anonimo studentello che militava nell’orchestra del Conservatorio». Poi l’ascesa, la vittoria al concorso Ciajkovskij ed è lui a chiedere a Carmignola di condividere il palco per il Doppio Concerto di Brahms: «Ci incontrammo per caso all’aeroporto di Monaco, io lo riconobbi per gli occhialoni neri, lui per la mia custodia rosso Ferrari. E altrettanto casualmente ci ritrovammo vicini di posto; fu lì che pianificammo le nostre collaborazioni».
Dopo la recente infatuazione di Brunello, il loro percorso comune sta esplorando territori prima impensabili: «Che bello suonare i concerti per due violini di Bach o Vivaldi, li abbiamo appena incisi in un disco Arcana che titola “Sonar in ottava” perché il violoncello piccolo esegue la melodia del violino un’ottava sotto l’originale, quindi con un timbro un po’ più grave. È interessante perché permette di vedere certi brani noti sotto una nuova luce, attraverso una prospettiva inedita. Ad esempio, quando ho suonato la Ciaccona dalla Partita in re minore per violino solo, pagina celeberrima e ascoltata centinaia di volte, io per primo sono rimasto sorpreso dall’effetto: era davvero qualcosa di nuovo».
«Ci siamo incontrati per caso in aeroporto e poi accanto in volo. Lì è nata la collaborazione»