Corriere della Sera (Bergamo)

«Slot, imprendito­ri strozzini» Beccalossi, querela lunga 4 anni

- F.P.

«Strozzini di Stato», li aveva chiamati. Il video è su YouTube, e mostra l’intervento di Viviana Beccalossi all’incontro «Il gioco è vita se…» al Teatro Sociale di Città Alta il 26 maggio 2016. Parole che le sono valse una querela per diffamazio­ne dagli imprendito­ri delle slot. Ma dopo quattro anni la causa non è ancora riuscita ad arrivare davanti al giudice. Beccalossi, all’epoca assessore regionale al Territorio in quota Fratelli d’Italia (oggi, lasciato il partito, fa parte del Gruppo misto) era fra i più aggressivi nemici delle slot: «Avevo una posizione molto decisa, tanto da essere stata prima proponente della legge regionale sul gioco d’azzardo patologico», ricorda Beccalossi, che però non vuole commentare la vicenda al centro della querela. Quella sera al Teatro Sociale aveva parlato del gioco come dell’«eroina del terzo millennio», ma invece degli spacciator­i «la faccia brutta e sporca è rappresent­ata dallo Stato che permette tutto questo e vuole arricchirs­i sulle debolezze della gente». Aveva poi detto che gli imprendito­ri del settore «continuano a minacciare me e la mia famiglia» e aveva aggiunto, come si vede nel video: «Come fa a chiamarsi imprendito­re uno che arriva la mattina, mette la presa della corrente e sta lì ad aspettare i ciula che vanno a giocarsi i soldi? Non sono imprendito­ri, sono strozzini di Stato». Di qui la querela per diffamazio­ne presentata dall’associazio­ne di settore Agge Sardegna: «Il nostro è un settore legale, regolare e anche selettivo — dice il presidente Francesco Pierello —. Abbiamo deciso di tutelare l’immagine di un’attività che troppi demonizzan­o». Il difensore Guido Camera ha convocato, per sostenere la tesi di Beccalossi, il sindaco di Bergamo, l’ex vicesindac­o di Milano, la presidente del Tribunale dei Minori di Brescia, la dirigente dell’Ufficio scolastico regionale, psicologi e comitati. Ma in quattro anni la vicenda è passata da un rinvio all’altro, come ieri in ragione delle «condizioni sanitarie della Sardegna», visto che l’avvocato dei querelanti vive a Sassari. Se ne riparlerà il 2 ottobre.

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