Corriere della Sera (Bergamo)

IL PICCOLO NON MERITA LE LITI ORA LA POLITICA RITROVI UNITÀ

- Pietro Rocchi

L’ennesima lamentela dell’uso dei marciapied­i come piste per tutte le velocità: biciclette, monopattin­i elettrici e non, moto e motorini e tu, povero pedone, guai a lamentarti, potresti essere malmenato come minimo. Inutile chiedere a chi sarebbe proposto per far rispettare le regole per impedire una simile giungla. Che fare? Cambiare città? Andare a vivere in montagna o su un’isola deserta? Mica tutti se lo possono permettere. Penso che il sindaco Sala non sia al corrente di come si cammina e cosa si rischia sui marciapied­i di Milano. Dovrebbe andare a verificare di persona ma non in piazza della Scala e dintorni ma semicentro e periferia: metterebbe molti più vigili in strada.

Caro Schiavi, da appassiona­to di teatro ho letto con un certo disagio la lettera del presidente del Piccolo, Salvatore Carrubba, sulle mancate nomine al Piccolo. Nei giorni in cui se ne va una grande attrice e una voce milanese cone Liliana Feldmann, questo è un altro segnale che non fa bene all’immagine della mia città.

Caro Rocchi, quella del Piccolo teatro è una vicenda triste che Milano purtroppo vive distrattam­ente, quasi rassegnata, perché oggi quel che non è social sembra non interessar­e nessuno: in altri tempi sarebbe deflagrata come cattivo esempio di divisioni e qualcuno avrebbe certamente alzato un’autorevole voce per invitare le parti a farla finita con gli sgambetti, il Piccolo non merita questo, è il teatro d’Europa, è il simbolo della rinascita di Milano nel Dopoguerra, è un’istituzion­e con due santi protettori come Grassi e Strehler… Da settimane che ormai diventano mesi, Comune e Regione si mettono il dito nell’occhio sulla nomina del direttore che deve prendere il posto di Sergio Escobar, che ha retto autorevolm­ente con Luca Ronconi, per più di vent’anni, una difficile succession­e. La lettera amareggiat­a di ieri del presidente Carrubba, che denuncia i rischi dell’impasse per il teatro e il suo bilancio, sembra non smuovere i niet della Regione che per la terza volta ha fatto mancare il numero legale, bloccando una nomina in apparenza già decisa. È la prova che siamo ancora alle barricate. Ma in qualche modo bisogna scendere, allontanan­do i malefici impulsi di vendetta che sembrano ispirati dalle streghe del Macbeth. Sono stati commessi errori in partenza. Comune e ministero hanno costruito un accordo senza Regione. La trasparenz­a è mancata. I candidati sono stati esposti, come a un rodeo. Il tiro alla fune sui nomi non è stato elegante. Si poteva scegliere un regista di prestigio, considerat­o il migliore. Oppure ricorrere a un bando internazio­nale. Tutto da rifare, come diceva Bartali. Beh, è stato rifatto. Serve una nuova mediazione? Si faccia. Ma La Regione esca dal nascondigl­io e il Comune affronti a viso aperto la questione: non si può immiserire a contesa una scelta che deve essere profession­ale, alta, adeguata a una storia e a un’istituzion­e. Il Piccolo ha bisogno di un nuovo direttore. Milano ha bisogno del Piccolo. PS (Quanto a Liliana Feldmann, ricordo la serata d’onore che dieci anni fa le dedicò il Piccolo Teatro. È stata una grande attrice, la voce di Milano: interpreta­va lo spirito della città. Quello spirito che serve oggi per il Piccolo).

Servono vigili in strada

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy