IL PICCOLO NON MERITA LE LITI ORA LA POLITICA RITROVI UNITÀ
L’ennesima lamentela dell’uso dei marciapiedi come piste per tutte le velocità: biciclette, monopattini elettrici e non, moto e motorini e tu, povero pedone, guai a lamentarti, potresti essere malmenato come minimo. Inutile chiedere a chi sarebbe proposto per far rispettare le regole per impedire una simile giungla. Che fare? Cambiare città? Andare a vivere in montagna o su un’isola deserta? Mica tutti se lo possono permettere. Penso che il sindaco Sala non sia al corrente di come si cammina e cosa si rischia sui marciapiedi di Milano. Dovrebbe andare a verificare di persona ma non in piazza della Scala e dintorni ma semicentro e periferia: metterebbe molti più vigili in strada.
Caro Schiavi, da appassionato di teatro ho letto con un certo disagio la lettera del presidente del Piccolo, Salvatore Carrubba, sulle mancate nomine al Piccolo. Nei giorni in cui se ne va una grande attrice e una voce milanese cone Liliana Feldmann, questo è un altro segnale che non fa bene all’immagine della mia città.
Caro Rocchi, quella del Piccolo teatro è una vicenda triste che Milano purtroppo vive distrattamente, quasi rassegnata, perché oggi quel che non è social sembra non interessare nessuno: in altri tempi sarebbe deflagrata come cattivo esempio di divisioni e qualcuno avrebbe certamente alzato un’autorevole voce per invitare le parti a farla finita con gli sgambetti, il Piccolo non merita questo, è il teatro d’Europa, è il simbolo della rinascita di Milano nel Dopoguerra, è un’istituzione con due santi protettori come Grassi e Strehler… Da settimane che ormai diventano mesi, Comune e Regione si mettono il dito nell’occhio sulla nomina del direttore che deve prendere il posto di Sergio Escobar, che ha retto autorevolmente con Luca Ronconi, per più di vent’anni, una difficile successione. La lettera amareggiata di ieri del presidente Carrubba, che denuncia i rischi dell’impasse per il teatro e il suo bilancio, sembra non smuovere i niet della Regione che per la terza volta ha fatto mancare il numero legale, bloccando una nomina in apparenza già decisa. È la prova che siamo ancora alle barricate. Ma in qualche modo bisogna scendere, allontanando i malefici impulsi di vendetta che sembrano ispirati dalle streghe del Macbeth. Sono stati commessi errori in partenza. Comune e ministero hanno costruito un accordo senza Regione. La trasparenza è mancata. I candidati sono stati esposti, come a un rodeo. Il tiro alla fune sui nomi non è stato elegante. Si poteva scegliere un regista di prestigio, considerato il migliore. Oppure ricorrere a un bando internazionale. Tutto da rifare, come diceva Bartali. Beh, è stato rifatto. Serve una nuova mediazione? Si faccia. Ma La Regione esca dal nascondiglio e il Comune affronti a viso aperto la questione: non si può immiserire a contesa una scelta che deve essere professionale, alta, adeguata a una storia e a un’istituzione. Il Piccolo ha bisogno di un nuovo direttore. Milano ha bisogno del Piccolo. PS (Quanto a Liliana Feldmann, ricordo la serata d’onore che dieci anni fa le dedicò il Piccolo Teatro. È stata una grande attrice, la voce di Milano: interpretava lo spirito della città. Quello spirito che serve oggi per il Piccolo).
Servono vigili in strada