A riveder le stelle
Il Civico Planetario riapre oggi dopo un restyling dell’atrio con nuove teche e videoproiezioni Tornano le seguitissime conferenze e a breve il bookshop ampliato
Esiste a Milano, ai Giardini di Porta Venezia, una vera macchina del tempo e dello spazio. È il Planetario, strumento che, per mezzo di una proiezione, riproduce il cielo stellato e i suoi principali movimenti. Ed è in grado di mostrare la volta stellata di qualsiasi epoca (anche futura) e da qualsiasi latitudine. Milano possiede il Planetario più grande d’Italia (l’edificio, in stile neoclassico, ha una cupola di 19 metri di diametro) e una strumentazione scientifica d’eccezione. A proiettare la volta celeste è uno Zeiss IV costruito nel 1968: ne esistono solo quattro funzionanti al mondo.
Dopo la chiusura imposta dal lockdown — che si è protratta per lavori all’impianto di dell’aria — oggi il Planetario «Ulrico Hoepli» riapre al pubblico con una novità. L’atrio è stato completamente rinnovato. L’associazione LOfficina, che gestisce la struttura dal 2016, ne ha affisold dato il restyling allo studio Alessandro Canepa, che l’ha ammodernato, con proiezioni in videowall e gigantografie scattate dall’astrofotografa Chiara Righi. Tra le novità, le vetrine che permetteranno di esporre, a rotazione, i meteoriti della collezione del Planetario. Si tratta di 231 esemplari, tra cui anche meteoriti marziani e condriti carbonacei (i meteoriti più primitivi) che solo eccezionalmente, finora, venivano esposti al pubblico. A breve aprirà anche il bookshop con libri, binocoli e telescopi.
Da oggi, quindi, LOfficina torna a proporre le sue conferenze-spettacolo che prevedono, appunto, l’osservazione del cielo (quelle di questo fine settimana sono già out) e l’anno scorso hanno richiamato 160 mila persone. La conferenza «La fisica di Interstellar» è andata esaurita per mesi. Tra gli altri titoli «Il cielo di Dante» e «Il club dei giovani astronomi». Conferenze adatte anche a chi di stelle e pianeti sa poco o nulla. Ma imprescindibili, dato che a causa dell’inquinamento luminoso, lo spettacolo della vera volta celeste sta scomparendo in tutta Italia.
Come già altri musei, anche il Planetario riapre in forma ridotta, il giovedì sera e poi sabato e domenica, con 75 posti sui 375
Del resto, le sedie in legno girevoli, che, come l’edificio, risalgono al 1930, sono ravvicinate. «Riaprire è una scommessa, perché con così pochi posti e nove dipendenti la gestione è difficilmente sostenibile, speriamo di poter salire al più presto a una capienza consona», dicono Stefania Ferroni e Riccardo Vittorietti, fondatori di LOfficina. «Questo è un luogo prezioso per Milano, che il Comune in questi decenni ha avuto la lungimiranza di preservare», osserva Stefania. «Lo Zeiss è un planetario optomeccanico, quelli digitali non riescono a dare un “buio” pari al suo, è così realistico che sembra che la cupola sparisca — aggiunge Riccardo —. Nessun software: è una macchina di due tonnellate e alta 4 metri manovrata da un operatore che, muovendosi, attraverso un centinaio di proiettori, simula il cielo e i suoi moti. È costruita con contatti striscianti, anziché cavi elettrici, perché deve poter girare all’infinito».