Corriere della Sera (Bergamo)

«Sono un lentone e pure un po’ vintage»

«Il mio ultimo disco è un lavoro eclettico, il che è anche un limite, ma mi piace muovermi a 360°»

- Raffaella Oliva

Sarà un concerto vicino a casa, quello che Paolo Jannacci terrà domani con la sua band all’Arena Milano Est in Rubattino, non lontano dal murale che lo street artist Wall-E ha dedicato a suo padre nel quartiere Ortica e a un paio di chilometri dal suo studio in zona piazza Adigrat. «È l’area di Milano dove sono cresciuto e dove mi piace che tuttora ci siano ancora tanti negozietti col commesso che ti serve dandoti consigli», dice il musicista, figlio del grande Enzo. «Certo, i tempi sono cambiati, ma io se posso fare acquisti coi piedi per terra anziché online preferisco».

Un po’ vintage, così si definisce il 48enne milanese, che oltre ad aver prodotto e arrangiato i dischi del padre dal ’94 al 2013, si è costruito un percorso personale da pianista, fisarmonic­ista, bassista e compositor­e, spaziando dal jazz alle colonne sonore. «Papà ci teneva a darmi delle chance, per cui sin da quando ero ragazzino mi ha portato con sé sul palco. La prima volta — avrò avuto 16 anni — fu su un barcone sulla Darsena, io ero alla tastiera. Beh, non dimentiche­rò mai l’angoscia che provai quel giorno. Perché se sbagliavi si arrabbiava, e pure tanto!». Da allora i due hanno camminato fianco a fianco, sulle scene e fuori. «Si andava spesso insieme all’autolavagg­io, verso Novegro, erano occasioni per parlare dei nostri guai. Come quella volta che un tizio gli aveva suggerito di farsi delle docce fredde contro il mal di schiena. “Ma papà, ti viene la polmonite!”. “E ma il mal di schiena passa!”. E giù a ridere…». Dopo la morte del padre nel 2013, «Paolino» è andato avanti per la sua strada e l’anprogetti no scorso ha pubblicato «Canterò», il suo primo disco da cantautore, con ospiti J-Ax, Danti e Claudio Bisio. Disco poi arricchito con il brano «Voglio parlarti adesso», presentato all’ultimo Sanremo, e premiato con la Targa Tenco 2020 come migliore opera prima. «È un lavoro eclettico, il che è anche un limite, ma io sono fatto così, mi muovo a 360 gradi. Ci ho messo anni a fare questo passo, sono un “lentone”, ho bisogno di tanta gavetta prima di buttarmi in nuovi. Sarà che con un padre come il mio so che non potrei mai sostituire la sua immagine, ma anche che qualsiasi cosa io faccia sarà ascoltata attentamen­te, ed è un vantaggio, ma con severità, e questo un po’ frena».

La scaletta di domani comprender­à anche successi di papà Enzo quali «L’Armando», «Vincenzina e la fabbrica» e «Vengo anch’io. No, tu no». Oltre a «Mexico e nuvole» di Paolo Conte, che Jannacci senior interpretò nel ’70. «Erano molto amici, lui e Conte. Papà scherzava sul fatto che ai concerti di Paolo c’erano sempre catering luculliani, mentre a lui lo trattavano da disgraziat­o: lo prendeva in giro e Conte stava al gioco, si intuiva che erano legati». E la pandemia, come l’avrebbe affrontata Enzo Jannacci? «Ah, avrebbe sicurament­e tirato fuori il suo lato più profession­ale, da medico che vuole aiutare gli altri. E non l’avrebbe certo presa sottogamba».

❞ Abitudini Mi piace comprare nei negozietti di zona dove i commessi danno i loro consigli

 ??  ?? Talentuoso
Paolo Jannacci 48 anni, è pianista, fisarmonic­ista, autore e arrangiato­re
Talentuoso Paolo Jannacci 48 anni, è pianista, fisarmonic­ista, autore e arrangiato­re

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy