Zanetti, parte il campionato «Dateci tempo»
Per una ragazza che ha assaggiato la Serie A1 all’età di 16 anni, e che ormai si accinge all’ottava stagione nel massimo campionato, la vigilia del debutto dovrebbe essere una formalità. «Assicuro che non è così», spiega il capitano della Zanetti Sara Loda, che alle 17 al PalaAgnelli guiderà le compagne nel difficile match contro Scandicci. «Non può esserlo dopo tutto quello che è successo: sette mesi senza pallavolo non li avevo mai fatti, così come sembra irreale aver fatto cinque tamponi nel giro di due mesi».
Cosa le è mancato di più? E di cosa ha fatto volentieri a meno?
«Mi sono mancati il campo e il pallone. Cosa non mi è mancato? Visto come è andato il debutto in Supercoppa (ko in tre set con Chieri, ndr), delle sconfitte facevo volentieri a meno».
E pure il primo turno di campionato potrebbe essere avaro di soddisfazioni…
«Scandicci disputerà un campionato di vertice. Ma in questo momento prevale la voglia di giocare. E ricominciare dal nostro palazzetto è ancora più emozionante».
Palazzetto che resterà vuoto. Ha idea di quando potrebbero tornare a colorarsi le tribune?
«La società sta studiando soluzioni per riportare il pubblico in sicurezza e al più presto; ma molto dipenderà dalla situazione sanitaria, che resta difficile da interpretare».
Anche la squadra sembra difficile da decifrare.
«È normale. Ci siamo trovate due mesi fa, ma per settimane il gruppo non ha potuto contare su diverse giocatrici. Anche ora ci manca l’opposto Faucette Johnson. Servirà un po’ di tempo».
Dove siete più avanti? E dove invece c’è da lavorare?
«Siamo discrete in ricezione; dobbiamo trovare continuità in battuta e aggiustare la correlazione muro-difesa».
Con Chieri sembravano esserci grosse lacune…
«Ad alti livelli basta una frazione di secondo di ritardo e la palla non la sfiori nemmeno; sappiamo di dover migliorare, ma sappiamo anche che l’unico modo per farlo è il lavoro in palestra».
Cosa si possono aspettare gli appassionati?
«Spero sia una Zanetti con voglia di fare, che sappia reagire ai momenti difficili che vivremo. E che esca sempre dal campo con la consapevolezza di aver dato tutto».
È questo che si aspetta da voi il nuovo coach Turino?
«Se si parla di impegno, il coach è uno che dà l’esempio. Sta facendo il massimo per trasmetterci le sue idee».
Le idee possono essere anche sfortunate. Che ne pensa dell’esperimento finito male della Supercoppa italiana all’aperto?
«Da tifoso penso fosse spettacolare assistere a una partita di volley in mezzo a palazzi storici; da giocatrice preferisco le partite indoor: all’aperto un’atleta può perdere riferimenti utili».
Non pensa che per avvicinare più pubblico al volley sarebbe da prediligere la spettacolarità?
«Credo che la pallavolo debba comunicare di più e meglio. Io punterei sul “dietro le quinte”: mostrare il lavoro quotidiano degli scout, degli assistenti tecnici e dello staff medico farebbe emergere storie bellissime».