Corriere della Sera (Bergamo)

Referendum, il Sì a valanga «Stop alle liste bloccate»

Il voto Il taglio dei parlamenta­ri al 70,26% in provincia

- S.B.

Il Sì al referendum costituzio­nale per il taglio dei parlamenta­ri ha largamente vinto anche in provincia di Bergamo: il 70,26% di voti favorevoli (contro il 29,74% di No) è di poco superiore al dato nazionale (69,6% contro 30,4%). In totale hanno votato, tra domenica e ieri, 453.842 elettori bergamasch­i, cioè il 54,9% degli aventi diritto (leggerment­e sopra il dato nazionale del 53,8%). Non c’è nemmeno un comune della provincia in cui abbiano vinto i No. Contempora­neamente si sono tenute le amministra­tive in 13 comuni del territorio: lo scrutinio in 10 paesi inizierà oggi alle 9 (in altre 3 è già stato di fatto eletto l’unico candidato in corsa).

Il dato politico che emerge da questo risultato, sul territorio, è l’evidente trasversal­ità del sostegno al taglio dei parlamenta­ri.

Il Sì supera il 60%, il 70%, addirittur­a l’80% in paesi in cui un anno fa lo stesso risultato molto largo venne ottenuto dalla Lega alle Europee. Questo a fronte di un referendum sostenuto dalle segreterie dei partiti della maggioranz­a di governo, Pd e M5S, dai leader del centrodest­ra come Matteo Salvini e Giorgia Meloni, però con tantissime defezioni a sostegno del No. Sono tanti i leghisti bergamasch­i, non solo militanti, che in queste settimane si sono dichiarati contrari al taglio dei parlamenta­ri (anche in chiave tattica contro il governo gialloross­o): per il No si è espresso ad esempio il consiglier­e regionale Alex Galizzi, mentre i parlamenta­ri bergamasch­i del Carroccio erano per il Sì. Un nome su tutti, Roberto Calderoli: «Il taglio dei parlamenta­ri è una mia vittoria personale e una battaglia storica della Lega, che ha votato tutte e quattro le volte questo provvedime­nto, a differenza del Pd che ci ha ripensato nell’ultima votazione e sappiamo bene il perché».

Sull’altro fronte, il No era prevalente tra gli amministra­tori cittadini — tutta la giunta Gori: a Bergamo il No ottiene il 40,2% — e supportato da un lungo elenco di nomi della sinistra bergamasca. Nonostante il taglio dei parlamenta­ri sia una battaglia che a Roma porta vistoso il marchio del M5S, in una provincia in cui il movimento non ha mai sfondato, sul referendum non c’è stata partita.

La lettura dei risultati

I social, che negli ultimi giorni ribollivan­o di dichiarazi­oni di voto e appelli, soprattutt­o per il No, ieri pomeriggio, quando in poche ore l’esito è stato chiaro, sono rimasti silenziosi a lungo. Poi è arrivato il commento di Davide Casati, segretario provincial­e del Partito democratic­o: «La direzione è quella giusta, adesso serve massimo impegno a partire dalla modifica della legge elettorale, per poi procedere verso il superament­o del bicamerali­smo perfetto. Nel Pd questo referendum è stato preceduto da settimane di intensa discussion­e e visioni interne diverse. L’auspicio è che si impari dalle esperienze vissute, con umiltà e con l’obiettivo di migliorare la gestione delle relazioni e dei processi interni ad una “comunità-partito” in un’epoca in cui le modalità comunicati­ve rendono più complesso il confronto democratic­o interno agli organismi dirigenti». Il viceminist­ro dem Antonio Misiani conferma: «La netta affermazio­ne del Sì al referendum costituzio­nale premia la linea di coerenza rispetto agli impegni assunti dal Pd all’atto di formazione del governo». Sulla stessa linea il deputato Maurizio Martina: «È una buona notizia che consegna al Parlamento la spinta necessaria per accelerare sulle riforme per ammodernar­e le istituzion­i e renderle più forti, più efficienti e più rappresent­ative». Poi anche l’ex ministro chiede un intervento rapido sulla legge elettorale.

Gli sconfitti

Attraverso i social si è espresso anche il sindaco Giorgio Gori: «Il Sì al taglio dei parlamenta­ri partiva dal 97% dei partiti che lo avevano approvato: non è andato oltre il 70%. A Bergamo addirittur­a si è fermato al 60%». Gori chiude chiedendo di superare l’attuale sistema elettorale con liste bloccate. Sarcastica invece Alessandra Gallone, senatrice di Forza Italia contraria al taglio (nonostante alla prima delle due votazioni a Palazzo Madama si fosse espressa per la riduzione dei parlamenta­ri): «Pensate che c’è chi è convinto che il numero dei Parlamenta­ri verrà ridotto da domani — scrive su Facebook —. Tutti felici di aver tagliato la rappresent­anza popolare (un po’ come quel marito...). Ora questa legislatur­a e questo governo andranno avanti fino al 2023».

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Ai seggi Senza incidenti il lavoro nelle sezioni per il primo voto in era Covid

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