Un gala al bacio
La danza torna in grande stile da domani alla Scala Un’antologia di pezzi celebri, da Béjart a Preljocaj Alessandra Ferri: «Ballo l’energia del vero amore»
«Che cosa facciamo dell’amore in questo tempo?», si chiedeva il coreografo franco-albanese Angelin Preljocaj, quando nel ’94 consegnò alle scene dell’Opéra de Paris il suo «Le Parc», in un periodo in cui il mondo della danza era falcidiato dal flagello dell’Aids. «Che cosa facciamo dell’amore in questo tempo?», si domanda oggi Alessandra Ferri, alla vigilia del suo debutto alla Scala, nel passo a due dal terzo atto del balletto, inserito nel gala per la riapertura della danza dopo il lockdown, al Piermarini da domani sera al 2 ottobre. Un pas de deux, quello di «Le Parc», che custodisce il bacio più famoso della danza tra due amanti tortuosamente avvinti in un volo magrittiano. «Danzarlo oggi nell’era del distanziamento è un messaggio di luce e di speranza — afferma Ferri —. Lo ballerò con Federico Bonelli al proscenio del palco, quindi molto vicino al pubblico», svela la ballerina, «questo gala è un segnale di rinascita per i teatri di tutto il mondo».
Il vortice d’amore di «Le Parc», liberato dal gioco di forze contrapposte tra due corpi roteanti, qui affacciati sulla platea, sarà l’immagine simbolica di una serata ricca di stelle — dal «Boléro» di Roberto Bolle alla «Morte del Cigno» di Svetlana Zakharova —, nata dal desiderio del Balletto della Scala di riabbracciare palcoscenico e pubblico dopo tanti mesi di forzata inattività. «Questo bacio — prosegue Alessandra
Ferri — è una grande suggestione, evoca l’energia di un sentimento che ti trasporta e ti fa perdere la densità del corpo. È un bacio che diventa spirito e rincuora, in un’era in cui il mondo è cambiato come i rapporti umani». La complicità notturna di due amanti in camicia da notte, sgusciati su maliarde note mozartiane da un Settecento di formale compostezza, decolla nell’incanto della sospensione del corpo di lei, portato all’orizzontale dal mulinare possente del corpo di lui. «È la spinta dell’uno verso l’altro che fa sì che si possa creare questo gioco di linee, metafora dell’elevazione dell’amore, fisico e non. Fiducia nell’abbandonarsi all’altro: qui si trova la salvezza della vita».
Dopo un’estate in cui, a dominare i festival, sono stati i ballerini accoppiati nella vita, congiuntamente sanificati, Ferri-Bonelli sono una coppia «altra»: «Siamo una coppia di lavoro: in Inghilterra la chiamano “bubble”, una bolla di lavoro i cui appartenenti danzano insieme in modo esclusivo, senza entrare in contatto con altri, costantemente monitorati da tamponi. In questo periodo, infatti, ballo solo con Federico. Vivo il presente: pianificare il futuro è impossibile».
Se per il Balletto della Scala — impegnato nella serata in estratti da «Le Corsaire» di Holmes, «Carmen» di Petit in memoria di Zizi Jeanmaire, «Bella Addormentata» di Nureyev e nella creazione di Bigonzetti «Do a Duet» —, il ritorno alla scena viene garantito da costanti controlli sanitari, per molte compagnie straniere il momento è drammatico: «I teatri in Gran Bretagna e negli Stati Uniti sono ancora chiusi — sospira Ferri —. Milano, invece, dopo essere stata così colpita, riparte con la Scala».