NON SI PUÒ SILENZIARE UNA STRAGE
Idati agghiaccianti, in parte già pubblicati, sui decessi nelle case di riposo della Bergamasca — 1.308 a marzo contro i 163 dell’anno precedente — raccontano la pagina più triste e vergognosa della vicenda Covid. Le persone più inermi, target perfetto del coronavirus, anziché essere le prime da proteggere sono diventate quelle più esposte all’infezione. Fa riflettere che per avere i numeri ufficiali di questa tragedia silenziosa, i colleghi di Altreconomia abbiano dovuto promuovere un ricorso al Tar contro l’Ats di Bergamo, dopo aver invocato invano la legge sulla trasparenza nella pubblica amministrazione. È bene ricordare che quella stessa Ats che ha fatto ostruzionismo, a fine febbraio, intimava alle Rsa di riaprire subito i centri diurni a suon di ispezioni, pena la perdita dell’accreditamento regionale. Molti dirigenti delle strutture li avevano saggiamente chiusi alle prime avvisaglie di contagi e ricoveri in terapie intensive. E non tutti, purtroppo, ebbero il coraggio e la forza di opporsi a quei diktat minacciosi. Così, anche grazie a questo, vennero spalancate le porte al virus, che dal mese successivo fece strage di anziani (la mortalità di gennaio e febbraio 2020 risulta addirittura più bassa di quella del 2019). Nel solo mese di marzo, 42 decessi al giorno, con impennate sul semestre dell’820% nella casa di riposo di Nembro o del 337% alla Fondazione don Palla di Piazza Brembana. Ma tutto questo, secondo l’Ats, non si doveva sapere.