Il collega arrestato al telefono: «I bergamaschi ci hanno fregato»
Fondi Lega e Film Commission, Scillieri intercettato: «Se li fermano è giusto. Io ce l’ho con Manzoni»
Dopo gli arresti domiciliari ha deciso di parlare con i pubblici ministeri, Michele Scillieri, commercialista di Milano ed ex collega degli altri due principali indagati, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. Una scelta, la sua, coerente con i contenuti delle intercettazioni già a giugno: «Ci hanno fottuto, si sono fottuti i soldi». Il riferimento, parlando con l’altro presunto complice Luca Sostegni, era all’affare di Cormano. E non erano mancati i distinguo sui due bergamaschi: «Di Rubba tutto sommato...ma lì è Andrea», definito con aggettivi non piacevoli.
Sta parlando con i pubblici ministeri, Michele Scillieri, il commercialista di Milano che nel 2017 registrò nel suo studio il simbolo «Lega per Salvini Premier». Ha già iniziato a farlo nell’interrogatorio di garanzia e continuerà, con altri incontri in Procura. Una scelta, la sua, che appare coerente con i contenuti delle intercettazioni telefoniche della scorsa primavera e inizio estate. In quel periodo era già passato un anno e mezzo dalla compravendita del capannone di Cormano, voluta dall’ex presidente della Lombardia Film Commission Alberto Di Rubba, di Casnigo, e collega dello stesso Scillieri. Ma gli strascichi di quell’affare, con cui Di Rubba e il socio Andrea Manzoni (arrestati anche loro) avrebbero incassato soldi, si sono fatti sentire fino a pochi mesi fa, anzi fino ad ora, facendo saltare il silenzio.
Perché fino a luglio proprio Scillieri ha avuto alle calcagna Luca Sostegni, liquidatore della prima società che aveva ceduto l’immobile di Cormano: aveva ottenuto 5 mila euro, Sostegni, per tutto quel giro, ma ne voleva altri. Faceva avanti e indietro dal Brasile e a marzo, arrabbiatissimo per i mancati guadagni, aveva anche chiamato Report (Rai): «Mi date i soldi? Io vi do i nomi…». La redazione aveva respinto l’offerta. Di Rubba e Manzoni non volevano più avere a che fare con lui e «il mercimonio del suo silenzio sui fatti illeciti viene stimato in circa 25 mila euro», scrive la Guardia di Finanza. Ma è Scillieri a doverlo tenere calmo, affinché non crei problemi, «dopo un tentativo andato male di traslare su Manzoni e Di Rubba questo spinoso gravame». E sempre in riferimento al commercialista milanese gli investigatori annotano: «Rinuncia a sua volta ad aprire i cassetti mentali che, a suo dire, custodiscono inconfessabili e asseritamente ancor più gravi segreti sugli altri due personaggi coinvolti nel medesimo affare, ossia i colleghi bergamaschi».
Scillieri tenta di calmare Sostegni, durante un pranzo, ma fa venir fuori anche tutta la sua rabbia: «La società è parte lesa perché ci hanno fottuto… ci hanno fottuto i soldi, infatti c’è scritto dove sono finiti, la società ha perso 250 mila euro, se li sono mangiati loro e c’è scritto dove sono finiti». E poi ancora, riferendosi ai bergamaschi: «Cosa può succedere, può succedere che li fermano, se li fermano è giusto...».
Realizzava, in via definitiva, di aver guadagnato poco, le briciole, dal caso Cormano. Proprio lui che fino a 10 giorni prima, quando Sostegni riteneva di poter rosicchiare più di 25 mila euro ai bergamaschi, si era innervosito: «No, no, no, non si può fare, non è possibile. Scordati i nomi, cancellali», l’imperativo per dirgli che con Manzoni e Di Rubba non doveva più avere niente a che fare. Perché erano già tutti d’accordo, secondo la ricostruzione della Finanza: per compensare in parte Sostegni, l’imprenditore amico di Di Rubba, Francesco Barachetti, avrebbe fatto risultare l’acquisto di alcuni immobili, facendo girare un po’ di soldi. E poi Sostegni sarebbe partito, a metà luglio.
Sui colleghi di Bergamo non erano mancati anche i distinguo: «Posso dirtelo? Lì è Andrea (Manzoni, — dice Scillieri a Sostegni, intercettato —. Non è Alberto. Alberto tutto sommato è meno, meno... ma è Andrea che è un bastardo proprio. Alberto tutto sommato si è sempre comportato bene». «Ma infatti — è stata la risposta — io non ce l’ho con lui ma con l’altro». Entrambi, dopo il fermo di Sostegni, sono finiti di fronte ai pm, per parlare.