A Cene, nella roccaforte lumbard «Le inchieste? Non ci interessano»
I lumbard hanno vinto per un pugno di voti, le urne hanno restituito un paese spaccato a metà. Come nella precedente tornata elettorale
Èun’ eccezionalità del luogo che comincia a intravedersi fin dalla Statale 671, lingua d’asfalto che porta in Presolana. Tre uscite — Cene Sud, Centro e Nord, che manco Bergamo sull’A4 — portano nel cuore del paese-roccaforte della Lega. Il primo comune leghista d’Italia dal 1990. Benvenuti a
Cene, saluta il cartello d’ingresso sfuggendo sorprendentemente alle sottotitolazioni dialettali, che hanno traslato la vicina Gazzaniga in Gageniga e pure ai richiami della Rete, perché il binomio CeneLega rimanda spesso alle cene elettoral-conviviali dei vertici leghisti.
Il primo a comparire, 30 anni fa, era stato Bossi incredulo nel vedere i suoi prendersi il Comune contro gli ultimi colpi di coda della Balena bianca spiaggiata.
L’ultimo a vedersi da queste parti, dieci giorni fa, è stato Matteo Salvini affabile quanto basta per lasciare la piazza del municipio solo dopo l’ultimo selfie richiesto dai fan dopo aver chiuso una campagna elettorale tiratissima.
Come possono essere solo certe volate. «Ci ha dato la carica per lo sprint degli ultimi cento metri e abbiamo vinto per un palmer», afferma il neo primo cittadino Edilio («I miei erano appassionati del settimanale Gente e mi hanno chiamato così in onore dell’editore Rusconi») Moreni, mite 66enne in pensione da una decina d’anni. «Paracadutista, motociclista e anche un po’ mat — si descrive —, questo magari è meglio non scriverlo», ma si capisce che è un «matto» che fa simpatia e intraprendenza insieme. Il palmer di cui sopra, mutuato dal gergo ciclistico, è l’altezza del tubolare, due centimetri più o meno, che nelle urne svuotate lunedì hanno significato 27 schede in più per Moreni e la sua squadra, rispetto alla lista civica di Anna Gusmini. Lei, campionessa vera delle due ruote, vanto della tradizione sportiva del paese che tanto ha dato al ciclismo di calibro, è finita come Roglic al Tour. Come quello di Pogacar il sorpasso inatteso della lista leghista è maturato alla fine dello scrutinio, conteggiando le schede rimaste sul fondo dell’urna dell’ultima sezione. I primi voti della domenica, quelli che nei paesi si definiscono «di messa prima» sono stati il «palmer» che ha salvato la roccaforte leghista. Per Moreni una vertigine elettorale: «Nemmeno quando mi sono lanciato dal primo aereo ho provato una cosa del genere», e aggiunge: «Avessi perso sarei entrato nella Storia per aver interrotto una storia leghista che qui va avanti da 30 anni». Moreni la storia, invece, la proseguirà nel segno di Alberto da Giussano, prendendo il posto di Giorgio Valoti che, scomparso il 13 marzo, riposa nell’ordinato cimitero del paese sotto una lapide bianchissima contornata da margherite fresche. La sua morte, per il virus innestatosi su uno stato di salute non perfetto, avrebbe potuto interrompere quello che pareva il perpetuo e inscalfibile moto leghista di Cene, perfettamente fuso e incarnato e fors’anche accentrato nella sua persona, poco prima della conclusione del primo anno del suo quarto mandato come sindaco. Anche se la spia rossa, quella che indica la riserva della benzina elettorale, si era accesa: il «vecchio leone» aveva ruggito ancora, nel maggio di un anno fa, spuntandola per una settantina di schede. Poche, anzi troppo poche, tanto da indurre, anche se in modo sotterraneo, qualche riflessione identitaria sulla rappresentanza comunale e su un elettorato amministrativo forse non più così convinto sotto una bandiera leghista che, in paese, non sventola più su alcun balcone. Al vento ora ci sono cuori e tricolori. Le urne non mentono e un anno fa, come oggi, restituiscono un paese spaccato a metà. La riprova è empirica, genuina: il gruppo di anziani che staziona vicino alla pista ciclabile, le sciure al supermercatino, i clienti del bar Tiny in centro al paese. Alla domanda secca: per chi avete votato domenica, per l’Edilio o la Anna? Il match è in parità, il che rende credibili le parole del neo sindaco. «Abbiamo rimontato lavorando tanto, perché quando siamo partiti con la campagna elettorale, poco dopo Ferragosto, eravamo sotto di 20 punti almeno». Se ai leghisti fosse successo di restare sotto di 20 punti, si sarebbe parlato di una disfatta con addentellati che chissà dove avrebbero portato. Ma, alla luce dei risultati, si ha piuttosto l’idea di una noia elettorale che di un disamoramento politico: la semplice voglia di cambiare dopo tanti anni, di provare qualcosa di diverso. Lo confermano candidamente un po’ tutti, senza tirare in ballo ideologismi. I tempi dei duri e puri, di Roma Ladrona, appartengono alle battaglie del pasionario Davide Bortolotti, 98 anni, omaggiato dallo stesso Salvini con un saluto personale, e ancora da Franco Bortolotti che, già primo cittadino, nei mesi scorsi ha dato una mano alla reggente vice sindaco Bazzana, mettendo in fila gli impegni amministrativi del Comune dove per prima cosa si metterà mano all’ufficio tecnico.
Il gap politico generazionale c’è, lo rispecchia la sezione della Lega da rimpolpare dove l’obiettivo anche di Moreni e dei suoi è quello di far tornare a scorrere nuova linfa. Il voto dei giovani di Cene è stato di pancia, ma occorre guardare al futuro, a far crescere il giardino dei militanti. La base elettorale del sindaco è frutto d’un leghismo d’affezione, certo, ma che è mutato, innestato nella concretezza dei problemi della gente e che non avverte, per acclarare la sua esistenza in vita, il bisogno di una marcia su Roma. Sa gestire i problemi di tutti i giorni. I 49 milioni? «Ma a noi cosa interessano se c’erano e dove sono finiti? Tutte cavolate», obietta un anziano. E i contabili leghisti sotto inchiesta? «Uno di loro abita poco lontano, a Casnigo — fa segno un avventore del bar —ma sono affari loro quello che hanno fatto». Una certa Lega qui non arriva. Storie e intrighi finanziario-giudiziari appassionano meno del Covid di Ibrahimovic in un paese che guarda al concreto e molto poco alle parole. Tutto il mondo è paese, leghista o no: le strade, la sicurezza su via XXV aprile, i servizi agli anziani, l’efficienza degli uffici comunali, le scuole, i bambini. Tutto in mezzo a cose belle (l’assenza dell’addizionale Irpef e una marea di parcheggi bianchi a disposizione), e ad altre da migliorare. Una su tutte il centro sportivo, così spoglio con un campetto di calcio e una pista ciclistica, da risultare quasi respingente. Moreni lo definisce una «spina nel fianco» , mentre sale sulla sua vecchia jeep Mercedes. Sarà che nella sua vita lavorativa ne ha vendute a migliaia ma il paragone gli viene immediato. «Lo spirito con cui Cene è andata a votare è lo stesso di chi viene in concessionaria: fuori ha una macchina che va benissimo, è perfetta ma un po’ vecchia. Ti viene voglia di cambiarla, ma sai perfettamente che ti farà fare il giro del mondo senza il minimo problema. Così la tieni e riprendi a viaggiare. La strada è ancora lunga».
Nemmeno quando mi sono lanciato da un’aereo ho provato un’emozione così
Uno dei contabili nei guai abita qui vicino, a Casnigo. Quello che hanno fatto? Affari loro