Tutti ci aspettiamo di più Ma sapremo meritarcelo?
Prima o poi arriveranno momenti negativi, l’importanza di rimanere umili
Entriamo nella prima stagione in cui, dovunque nel mondo ti presentassi come tifoso atalantino, invece di ricevere un’espressione di compatimento o tipo «e allora?», verresti invece accolto con rispetto e forse perfino invidia. Le gesta della banda Gasperini hanno fatto il giro del globo, complice anche la sventurata contingenza Covid, che ha innalzato il calcio bergamasco a epica (r)esistenziale. Non solo, siamo di nuovo in Champions League e per di più come la squadra italiana con la miglior performance.
Risultati
Cosa dobbiamo aspettarci? Una conferma? Un ulteriore «innalzamento dell’asticella», come si dice? O anche un ridimensionamento che, dopo quattro stagioni da urlo, non sarebbe una tragedia ma una pausa anche abbastanza naturale? Io credo che il fuoco, quest’anno, debba essere spostato dal campo agli spalti. Che, lo so, sono ancora deserti e che, anche se va bene, non torneranno certo al tutto esaurito che avrebbe accompagnato ogni partita, tanto più se la Champions si giocherà davvero qui. Intendo dire che, dimostrata più di una volta la maturità dei giocatori, occorrerà vedere qual è il grado di consapevolezza conquistato dai tifosi, compreso il sottoscritto, sia chiaro.
Dopo il Psg
Cosa ci aspettiamo oggi? Ci basterà ancora la maglia sudata o il risultato diventerà imprescindibile? Dopo aver messo alle corde il Paris Saint
Germain, con che spirito affronteremo il Benevento? Sappiamo benissimo che la chiave dei successi atalantini degli ultimi sta in un’umiltà orgogliosa (perdonate l’ossimoro) costruita in perfetta armonia tra squadra e tifosi, gli uni specchio degli altri. Ma è anche vero che le vertigini vengono per primo a chi in alto non ci è abituato a stare.
Spalti vuoti
Il presidente Percassi dirà ancora una volta che l’obiettivo è la salvezza, ma non ci crede nessuno. Tutti aspettiamo di più, ancora di più. Ma sapremo meritarcelo? Prima o poi, è inevitabile, ci saranno momenti negativi. In che modo reagirà la tifoseria? Come dei «parvenu» pronti a fare i bauscia più dei bauscia stessi? A complicare le previsioni c’è anche la durata dell’epidemia, che incide il modo estremo sul rapporto da cordone ombelicale che si instaura tra squadra e supporter al Gewiss Stadium. Sarà come essere costretti a stare lontani dall’oggetto del proprio affetto proprio quando il sentimento è più intenso e l’occasione migliore. Ma è nelle condizioni estreme che si misura il vero amore. Una volta di più: sempre e comunque, forza Dea.
Un ridimensionamento dopo quattro stagioni da urlo sarebbe anche naturale