Il film che racconta i condomini sperimentali
Un palazzo orizzontale, sdraiato. Una casbah con stradine che regalano a ogni svolta una sorpresa visiva. Un groviglio di rampe, scale e piani che sembra strizzare l’occhio ai labirinti di Escher. Eppure i condomini «Terrazze fiorite» e «Bergamo sole», costruiti tra il 1976 e il 1980 su progetto degli architetti Giuseppe Gambirasio e Giorgio Zenoni, sono più di un esperimento architettonico che al tempo fece scalpore (almeno inizialmente) e oggi continua ad attirare esperti da tutta Italia e dal mondo.
Ne sono convinti i suoi abitanti. Ne sono convinti i bergamaschi che inizialmente definirono le costruzioni «pollai» e poi le hanno promosse fra le residenze più originali della città. Ne sono convinti l’architetto (e qui regista) Paolo Vitali e il regista di professione Alberto Valtellina che hanno appena concluso la lavorazione del film «Il condominio inclinato. Bergamo, sole, casbah, pollai e terrazze fiorite» e oggi, martedì 29 settembre alle 21 (e poi a seguire il 6, il 12 e il 13 ottobre), al Cinema Conca Verde, lo presenteranno in una proiezione, organizzata in collaborazione col Comune di Bergamo e già sold out.
«Il progetto di Gambirasio e Zenoni — spiega Vitali — si inserisce nel clima culturale che, tra il Dopoguerra e gli Anni ‘70, ha favorito la realizzazione di complessi abitativi di grandi dimensioni che dovevano sviluppare socialità e relazioni. A differenza di altre operazioni a cui non ha corrisposto una adeguata qualità abitativa, nella “città orizzontale” di Bergamo ha prevalso un approccio sperimentale, ricco di soluzioni che hanno promosso e favorito negli abitanti modi significativi di interagire con lo spazio».
Più di due anni di riprese e incontri lo dimostrano. Fra mattoni e comignoli, interno ed esterno, pubblico e privato si incontrano. Intere famiglie sono cresciute lì e sono tornate a viverci: «Siamo tutti qui. Io con i miei bambini, i miei genitori, la nonna, due cugini, gli zii», dice un abitante (che come tutti gli altri protagonisti del film è anonimo).
Padri e madri che vogliono che quei giochi da bambini, quei «nascondini in cui si doveva contare in tre perché lo spazio era troppo grande» e quelle «gare per le stradine con pattini, biciclette e skateboard» oggi li sperimentino i loro figli: «Se abiti qui — commenta una residente — fai fatica a immaginare di vivere in un’altra realtà. Siamo molto indipendenti ma allo stesso tempo senti di vivere in un insieme». «È una terapia. Nei giorni in cui non sei in forma, arrivi, incontri qualcuno e ti passa», rivela una parrucchiera, perché all’interno, oltre ad abitazioni ci sono (o ci sono state) uffici, laboratori, attività commerciali e ricreative, associazioni (c’è persino un gruppo di ragazze che fa pole dance).
«A un certo punto da ragazzi volevamo far diventare “Le terrazze fiorite” una nazione autonoma — scherza un’abitante —. C’erano tutti i servizi: insegnanti, medico, veterinario». In questo microcosmo, celato alle strade che sfrecciano fuori, c’è chi colleziona gadget della Nutella (una passione nota, quella del consigliere comunale Simone Paganoni), chi suona il violino, il pianoforte, il baghèt. «I musicisti sono stati coinvolti e accompagnano il film — racconta Valtellina —. In più occasioni, inoltre, abbiamo condiviso parti del montaggio con gli abitanti».
Nelle scene appare anche il progettista Giorgio Zenoni che, ripercorrendo le stradine della struttura, ne spiega i principi costitutivi, illustra dettagli ed «errori che, a volte, si sono rivelati positivi», aspetti che sanno stupire anche lui: «Questo pezzo — dice indicando uno scorcio — non potrei mai sostenere che era voluto. L’ho scoperto anch’io un mese fa».
Gli abitanti «Da ragazzi volevamo farne una nazione Qui sei indipendente ma vivi in un insieme»
Il progettista «Ho scoperto questo scorcio un mese fa Non potrei sostenere che era voluto»