Il Donizetti apre alla città E a novembre c’è Domingo
Spesi 19 milioni, ora visite guidate
Il restauro del Teatro Donizetti è quasi finito. Gli ultimi dettagli, come il montaggio del sipario e delle quinte, verranno finiti nelle prossime settimane. L’inaugurazione è fissata per il 19 novembre e il Comune di Bergamo sta pensando di organizzare visite nell’edificio restaurato, per mostrarlo a tutti i cittadini. Il cantiere è costato oltre 19 milioni di euro, di cui quasi 10 messi da enti pubblici.
Nelle prossime due settimane si dovrà procedere senza sosta. Il restauro del Teatro Donizetti è quasi finito, dopo quasi tre anni (i lavori, affidati alla Fantino Costruzioni Spa e a Notarimpresa Spa, erano iniziati il 5 febbraio 2018). Ma mancano diversi dettagli, come il montaggio del sipario (che pesa complessivamente circa 25 tonnellate) e delle quinte e anche il completamento degli impianti. L’opera verrà consegnata al Comune il 15 ottobre, quando inizieranno le prove per il festival Donizetti Opera, mentre gli operai continueranno a rifinire gli ultimi dettagli. Un mese dopo, il cantiere sarà finito davvero e il teatro sarà aperto alla città. L’amministrazione si sta organizzando per permettere a tutti i cittadini, anche a quelli che non parteciperanno al festival, di vedere l’edificio restaurato, pur nelle limitazioni delle norme anti Covid. Al momento, l’edificio può contenere al massimo 500 spettatori, considerando che i congiunti possono stare nello stesso palchetto. Poi, il 19 novembre, l’inaugurazione ufficiale con la messa in scena del Belisario e Placido Domingo come protagonista.
«Il nuovo Donizetti — spiega l’assessore alla Cultura, Nadia Ghisalberti — avrà tecnologie di altissimo livello, anche se saranno mantenute le sue caratteristiche storico-artistiche». Il colore dominante non è più il bianco, ma il rosso. Nei palchi non ci sono più le tende, è stata eliminata la moquette e i poggiabraccia sono stati fatti in gomma rigida per non assorbire i suoni. «È stato fatto un lavoro certosino — spiega il progettista e direttore dei lavori Nicola Berlucchi — di eliminazione di tutte le fonti di assorbimento. Anche le sedie sono in legno e sono state testate in Germania per fare in modo che ogni poltroncina assorba come una persona, anche lo schienale è ridotto al minimo. Tutto è stato fatto per rendere il teatro “secco”, cioè non assorbente, non c’è più nulla di morbido. Le tappezzerie sono incollate, con uno strato preparatorio sottostante: così l’acustica non è cambiata, ma migliorata. Si riducono le interferenze che negli anni si erano sovrapposte». Le sedie sono tutte rimovibili per consentire l’uso flessibile della sala e così il palco, all’occorrenza, potrà diventare più grande. Sotto le poltroncine in legno ci sono buchi per la climatizzazione (che non esisteva): l’aria arriva da sotto il pavimento e permetterà di non avere più getti d’aria nei fianchi, ma una distribuzione omogenea del caldo e del freddo. Sono state anche create sale per l’orchestra sotto la platea, la buca orchestrale mobile, un nuovo corpo edilizio per i camerini, una nuova biglietteria e locali per il bar principale e per quello del pubblico della galleria. Nuovi anche gli uffici (che funzioneranno pure quando il teatro sarà chiuso), la sala prove e i locali per il catering. La tecnologia è stata utilizzata anche per garantire la sicurezza. La sala è divisa sia dal palco che dal tetto per isolare gli spazi in caso di incendio.
Il cantiere avrebbe dovuto concludersi durante l’estate 2020, ma il lockdown ha allungato (anche se di poco) i tempi. Dentro il teatro hanno lavorato in media 50 persone al giorno e nell’ultimo periodo questo numero è salito a 80 per recuperare il ritardo. Operai, tecnici e professionisti si sono alternati e hanno raggiunto, nel complesso, 32.500 giorni di lavoro per quasi 260 mila ore di interventi nel cantiere.
Il progettista Berlucchi sottolinea la complessità dell’opera, eccezionali i materiali e i macchinari utilizzati. Per esempio, sono stati posati quasi 2 mila metri quadrati di tappezzerie decorative parietali e circa 1.800 metri quadrati di parquet. Il sipario è largo 15 metri e alto 12. Per i rinforzi strutturali, le nuove costruzioni e le facciate sono state utilizzate quasi 240 tonnellate di acciaio. E all’interno dell’edificio corrono 100 mila metri di nuovi cavi. «Così il teatro — dice il sindaco Giorgio Gori — è in linea con le normative di sicurezza e potrà essere un luogo da vivere tutto l’anno, anche quando non ci saranno gli spettacoli». Gori ricorda che il cantiere è costato circa 19 milioni. «Poco di più di quello che era stato preventivato — dice — perché nel frattempo abbiamo raccolto più risorse ed è stato possibile fare opere non previste». Quasi 10 milioni sono arrivati da soggetti pubblici (tra cui il ministero dei Beni culturali, il Comune di Bergamo e la Regione), altri 9,4 milioni da soggetti privati, tra cui 54 persone fisiche e i palchisti. «C’è chi ha contribuito — dice Giorgio Berta, presidente della Fondazione Teatro Donizetti — anche senza voler beneficiare dell’Art Bonus, per mostrare ancora più vicinanza all’iniziativa: questo mi ha stupito molto, ma mi ha anche scaldato il cuore».
È stato fatto un lavoro certosino di eliminazione di tutte le fonti di assorbimento. Tutti gli interventi sono stati fatti per rendere il teatro «secco», cioè non assorbente e in questo modo l’acustica non cambia, ma migliora
Nicola Berlucchi
Progettista e direttore lavori 25 mila chilogrammi è il peso complessivo del sipario tagliafuoco che misura 15 metri di larghezza per 12 di altezza 50 persone al giorno hanno lavorato in media al teatro Donizetti; nelle ultime settimane il numero è salito a 80