«Cristini, stipendio a chi gli faceva avere i soldi in contanti»
Fiera, l’ex addetto alle affissioni usava anche il nome del nipote per fatturare finti lavori all’ex direttore
Per fatturare alla Fiera Gian Franco Sibella si serviva anche dell’ignaro nipote. Sibella è il titolare di una ditta che faceva affissioni pubblicitarie per l’ente di via Lunga. Per anni avrebbe accettato di fatturare finte spese per poi consegnare in contanti, all’ex direttore Stefano Cristini, i pagamenti ricevuti. «Il mio compenso era stato da lui stabilito in circa 1.800 euro mensili e, per averli, dovevo chiederglieli, perché non sempre era puntuale e di buonumore», ha messo a verbale. Secondo gli accertamenti della Guardia di Finanza, inoltre, Sibella non ha mai dichiarato i propri redditi. Un «evasore totale», viene definito nelle carte dell’inchiesta. Attraverso alcune chat telefoniche gli inquirenti hanno anche ricostruito i presunti magheggi di Cristini per l’acquisto di biglietti per assistere alle partite dell’Atalanta.
In Fiera Gian Franco Sibella era l’addetto alle affissioni pubblicitarie. Lo sapevano tutti. Ma nell’indagine sugli ammanchi che a inizio settimana ha portato al sequestro conservativo ai fini della confisca di 525 mila euro nei confronti dell’ex direttore Stefano Cristini, emerge che, sotto le direttive di quest’ultimo, faceva ben altro. Sibella stesso racconta alla Guardia di finanza come, «succube» di Cristini, avesse accettato la sua proposta di compilare fatture per finte spese pubblicitarie, prelevare le somme dei pagamenti ricevuti dalla Fiera e consegnargliele in contanti. «Il mio compenso — è un passaggio del suo colloquio con gli inquirenti — era stato da lui stabilito in circa 1.800 euro mensili e, per averli, dovevo chiederglieli, perché non sempre era puntuale e di buonumore». Comunque, alla fine, i soldi arrivavano. O in banconote o in assegno.
A un anno e mezzo dal finimondo delle cimici in via Lunga, delle prime misure cautelari e dei vertici azzerati, emerge così un quadro più definito delle contestazioni che sostengono le ipotesi di peculato e appropriazione indebita a carico dell’ex direttore. «Dobbiamo esaminare le carte e poi valuteremo eventuali iniziative», dichiara per lui l’avvocato Federico Cecconi, che lo difende con il collega Nicolò Velati. Finora rimasto sottotraccia, il fronte delle affissioni gonfiate avrebbe portato nelle tasche di Cristini, secondo i calcoli della Gdf, circa 560 mila euro: 241 mila tra agosto 2009 e aprile 2019 e 318 mila nei tre anni precedenti, periodo già coperto dalla prescrizione. Le cifre sono il risultato dell’analisi sui conti di Sibella, dove i soldi dall’ente Fiera arrivavano a pochi giorni di distanza dalla contabilizzazione delle fatture, vidimate sempre da Cristini, e da dove uscivano subito dopo attraverso prelievi a sportelli bancomat. Secondo le verifiche della Gdf, inoltre, l’imprenditore, 71 anni, di Bergamo, non ha mai presentato la dichiarazione dei redditi: un «evasore totale», viene definito nelle carte (ieri, nonostante i tentativi, non è stato possibile avere risposte dal suo avvocato Alessia Cortinovis). Una parte delle fatture, per 147 mila euro tra il 2010 e il 2016, di cui 110 mila prelevati e si sospetta consegnati a Cristini, erano a nome dell’ignaro nipote. Chiamato a rapporto come persona informata sui fatti, agli inquirenti ha spiegato che tramite Sibella aveva installato alla Fiera distributori di bevande automatici per la ditta di Urgnano di cui è dipendente. Null’altro. Nega di avere avuto altri rapporti con l’ente e di avere a che fare con le fatture. Ha chiarito però che lo zio gli aveva chiesto il favore di aprire un conto corrente a suo nome. L’idea è che fosse in effetti all’oscuro dei (presunti) traffici.
In otto anni Cristini ha versato sui propri conti oltre 100 mila euro in contanti. È una delle «anomalie» annotate a margine dalla Gdf. Possibile che un dipendente, pur con un buono stipendio, avesse disponibilità così elevate da depositare? Per i pm Silvia Marchina ed Emanuele Marchisio è una dimostrazione in più delle risorse sottratte, non solo col trucco delle fatture. Ci sono anche i rimborsi chilometrici inventati di sana pianta per sé e per una dozzina di ignari colleghi. È il capitolo che è costato l’iscrizione nel registro degli indagati, per concorso in peculato, all’addetto alla gestione della cassa generale Diego Locatelli e all’ex segretario generale Luigi Trigona, che fino al 2015 ha autorizzato i pagamenti. Poi, firmava direttamente Cristini.
L’amministratore delegato dell’Area Pv Eventi di Lallio Marco Lanfranchi, invece, è coindagato, sempre per peculato, per 8.700 euro che sarebbero serviti a Cristini per le partite dell’Atalanta. In sostanza, la ditta di Lanfranchi avrebbe fatturato alcune consulenze solo allo scopo di giustificare l’acquisto dei biglietti per lo stadio. Una conclusione a cui gli inquirenti arrivano anche dall’analisi dei telefoni. In uno scambio di messaggi, ad esempio, Cristini comunica all’altro la dicitura da indicare in una fattura di ottobre 2018: «Promozione della Fiera Campionaria di Bergamo durante la partita casalinga Atalanta-Parma». Lanfranchi è assistito dall’avvocato Flavia Di Caterina: «Con Cristini — dichiara il legale — ci sono stati solo rapporti commerciali, la nostra estraneità verrà ampiamente acclarata in via sia documentale sia testimoniale».
Gli Sms sospetti Proverebbero false consulenze per giustificare i biglietti per l’Atalanta