« Manifatturiero da rilanciare Qui il 13% dell’attivo italiano»
La World Manufacturing Foundation riparte da un convegno al Kilometro Rosso, «nel territorio in cui tutto si era fermato. Ed è qui che abbiamo deciso di illustrare le nostre linee guida fino al 2025», ha spiegato il presidente Alberto Ribolla. Il numero 1 di Confindustria Bergamo Stefano Scaglia ha invece chiarito quanto sia importante il manifatturiero per il territorio: «È il 30% del valore aggiunto di Bergamo, il 13% nell’attivo della bilancia italiana».
Il presente e il futuro del settore manifatturiero ripartono da Bergamo. La World Manufacturing Foundation, nata nel 2018 per volontà di Confindustria Lombardia, Politecnico di Milano, IMS e col supporto di Regione Lombardia e della Commissione europea, ha scelto la sede di Confindustria Bergamo al Kilometro Rosso per presentare il piano strategico 2020-25 e le azioni necessarie per promuovere la cultura industriale e migliorare la competitività del comparto.
«Il nostro impegno si concentrerà sulla diffusione di valori quali la sostenibilità, l’apertura, l’eccellenza, l’approccio globale e la mentalità orientata al domani — spiega il presidente della Fondazione Alberto Ribolla —. Abbiamo deciso di illustrare le nostre linee guida in questo territorio perché è da qui, dove all’improvviso tutto si è fermato, che devono arrivare segnali di ripartenza, fiducia e coraggio». E sempre dal parco scientifico bergamasco è stato lanciato il World Manufacturing Forum 2020. Il meeting, che ogni anno riunisce imprenditori, istituzioni e accademici, si svolgerà a Cernobbio l’11 e 12 novembre in modalità ibrida (online e in presenza).
«Al centro dell’edizione — anticipa il presidente —, arricchita da appuntamenti collaterali che andranno a comporre la Manufacturing Week, ci sarà il tema dell’Intelligenza artificiale e la resilienza delle imprese del manifatturiero» che — sottolinea il vice presidente di Regione Lombardia Fabrizio Sala — «hanno bisogno di liquidità e meno burocrazia per ripartire e restare competitive sul mercato nazionale e internazionale».
«Oggi la loro forza, da sola, non basta più — aggiunge Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia —. Serve un supporto attraverso azioni rapide e concrete, ed è necessaria la visione strategica di un paese moderno che, con investimenti mirati, sia capace di adottare le nuove tecnologie e promuovere un’innovazione continua».
Anche perché il manifatturiero gioca un ruolo imporcisa, tante in questa ripresa. Ne è convinto Stefano Scaglia, presidente di Confindustria Bergamo, che ricorda come «il comparto è al centro degli scambi intersettoriali, e che i di produttività derivanti dall’innovazione in esso si propagano in altri ambiti». Si stima che «per ogni variazione di 1 euro nella produzione finale di beni manufatti si genera una variazione di 1,83 euro nell’output dell’intera economia. Un effetto leva che non si verifica altrove».
Dunque — per citare le parole di Scaglia — «il manifatturiero è importante sempre, fondamentale in questa situazione», anche e soprattutto nella nostra città. Perché? «Più del 30% del valore aggiunto di Bergamo — dice il presidente di Confindustria Bergamo — deriva dal manifatturiero e, all’interno dei territori europei che hanno una prevalenza di manifatturiero, la città si colloca al secondo posto come valore aggiunto totale e al quinto come valore aggiunto specifico nel settore». Non da ultimo, pre«il manifatturiero bergamasco contribuisce a circa il 13% dell’attivo della bilancia commerciale italiana». Infine una riflessione sulla situazione locale e le previsioni future: «Con alcuni istituti di ricerca abbiamo provato a immaginare lo scenario — conclude —. La crisi del 2008 ha portato a un calo del valore aggiunto industriale di circa il 12%, spalmato su due anni. Quest’anno si raggiungerà il 15% in un unico anno. È prevista comunque una risalita abbastanza rapida: a differenza di quanto successo precedentemente, a fine 2021 o a inizio 2022 si dovrebbe tornare ai livelli pre pandemia. Lo stesso trend dovrebbe verificarsi per il nostro export, che ha toccato i 16 miliardi nel 2019 e per il quale ipotizziamo circa due anni per il recupero».
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