Corriere della Sera (Bergamo)

LE SCELTE ARTISTICHE E QUELLE OPPORTUNE

- Di Davide Ferrario

Il «caso Placido Domingo» si muove su un terreno scivoloso. Da una parte il famoso cantante non ha subito, per le accuse di molestie sessuali, nessuna condanna. Dall’altra, le zone d’ombra restano, anche perché la legge non è sempre sinonimo di giustizia. Ricordiamo il caso del regista Fausto Brizzi, accusato di aver approfitta­to di giovani attrici, prosciolto già in fase investigat­iva perché la legge italiana prevede, in questi casi, che il fatto venga denunciato entro sei mesi. Altrimenti è come non fosse successo. In queste situazioni dovrebbe valere la regola non scritta dell’«opportunit­à», per evitare che ci vadano di mezzo gli innocenti: in questo caso, la tanto attesa riapertura del Donizetti. Non bastasse la malinconia indotta dal Covid-19, si attendono contestazi­oni. Al di là del fatto in quanto tale, la vicenda spinge a una riflession­e più complessa e, temo, senza facili risposte. La domanda è: quando andiamo ad ascoltare uno come Placido Domingo, cosa ci aspettiamo davvero? Di ammirare l’artista anche come uomo? Oppure solo l’esecutore sommo, puro strumento espressivo dell’arte in quanto tale? Ascoltiamo il cantante o il personaggi­o? Purtroppo, la verità della vita — e dell’arte che ne è specchio — è che uno può impersonar­e Cavaradoss­i in modo struggente pur essendo nel profondo dell’animo un infido Scarpia. Naturalmen­te, chi ne fa le spese senza averne nessuna colpa è sempre Tosca.

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