I Nobel e le competenze contro il virus
Bergamo-Scienza al via, la lezione (in streaming e trasversale) dei cinque luminari
«Per battere il virus servono competenze trasversali. Senza quelle saremmo stati anche più lenti nel reagire». Parole di Martin Chalfie, uno dei cinque Nobel che sono intervenuti — rigorosamente in streaming — per l’avvio della 18esima edizione di Bergamo-Scienza. «Quando è arrivato il Covid sono andato a rivedermi gli studi sulle epidemie scritti un secolo fa», dice Barry Marshall, Nobel per la Medicina.
Il complimento più sincero è arrivato con un tweet di un appassionato. «Grazie di aver trovato questa soluzione per non lasciarci un anno senza BergamoScienza». Orfani del Festival? No, grazie. Del resto è tipico degli scienziati ingegnarsi per risolvere problemi e trovare soluzioni che, in un anno come questo, per BergamoScienza, arrivato alla sua 18esima edizione, hanno significato molte cose. Il problema organizzativo non era semplice da smarcare, come certi quesiti di fisica. Anzi, si trattava di problemi proprio fisici, dettati dal virus, che hanno imposto un format completamente digitale e scenografie ridotte all’osso. «Ma sono sicura che il Festival vi piacerà», ha assicurato la presidente Raffaella Ravasio prima di cedere la parola alle due «brave presentatrici», Giuliana Galati ed Edwige Pezzulli, due fisiche (di professione) prestate alla causa di un’edizione di BergamoScienza che, simpaticamente, hanno sottolineato «farà la gioia di tutti i pantofolai». Il ricordo di altre cerimonie inaugurali, di un Teatro Sociale stracolmo, con la fila di gente sulla Corsarola in attesa di entrare, questa volta ha lasciato spazio ad una platea, ad uno spazio solo apparentemente vuoti, perché idealmente, ancorché digitalmente, il pubblico innamorato di BergamoScienza c’era tutto. Al di là dello schermo non è mancato nessuno ad un vernissage che, proprio perché on line, ha assicurato i fuochi d’artificio della Scienza con la S maiuscola presentando, in esordio, un quintetto di Premi Nobel, già aficionados del Festival. Tutti in un colpo solo, sollecitati da Gianvito Martino e Mario Salvi membri di BergamoScienza, sono intervenuti su un tema filosofico-scientifico: «Il futuro non è più quello di una volta».
Pensare a quel che sarà il futuro in piena pandemia potrebbe sembrare quasi un azzardo, stante il fatto che pure
Barry Marshall (Nobel per la Medicina nel 2005) ha ammesso di essersi andato a rivedere le «lezioni apprese nelle pandemie di 100 anni fa. Il futuro — ha aggiunto — sono i giovani che si devono formare cercando la verità senza dimenticare quegli investimenti che potranno consentire di risolvere emergenze sanitarie in pochissimi mesi». È sicuro che si faranno in futuro «scoperte pazzesche» anche il Nobel per la Chimica Martin Chalfie che ha messo l’accento, proprio in relazione al Covid, sul profondo impegno di competenze trasversali. «Se non avessimo queste basi saremmo stati più lenti». È la stessa vita che, con tutta un’infinità di implicazioni, resta ancora un mistero. Si parla di vita artificiale «quando sono anni e anni che cerchiamo di capire come sia avvenuta la nascita della vita sulla Terra», ha evidenziato Jack Szostak, biologo canadese Nobel per la Medicina nel 2009, mentre la rivelazione di Elizabeth Blackburn (premiata insieme al Szostak) — «ci sono squali in Groenlandia che vivono fino a 200 anni» — ha acceso un sorriso sul volto di Salvi, curioso di sapere se resteremo sempre giovani.
«Non mi sono mai interessata all’immortalità del singolo essere umano, piuttosto di un’immortalità nell’ottica di gruppo e cioè del pianeta nel suo complesso». Di fatto, ha concluso Craig Mello, Nobel per la Medicina nel 2006 per aver scoperto il meccanismo fondamentale per il controllo del flusso delle informazioni genetiche della cellula: «La vita continua ad evolversi, tutto il mondo è sottoposto a cambiamenti genetici. La cura dei disturbi genetici è un’opportunità entusiasmante». Annotazione di colore: punta a sviluppare rapidamente farmaci per tutta una serie di disturbi cerebrali una società americana di bio tecnologie che si chiama Atalanta-Therapeutics. «Come la vostra squadra di calcio», ha chiuso Mello. Ma scienza significa anche divertimento. E se per Ralph Eggleston, regista, animatore e sceneggiatore di film cult (da Toy Story alla Ricerca di Nemo) e già vincitore di un premio Oscar «bisogna studiare la fisica per dare credibilità alle azioni dei nostri personaggi», c’è chi come Marc Abrahams pensa che la scienza sia un mix tra rigore e divertimento. Presentatosi in collegamento con un cilindro in testa (tipo prestigiatore) lo ha spiegato benissimo citando la sua invenzione, il Premo Ig-Nobel, che in modo spiccio e senza crasi in italiano diventa Ignobel, riconoscimento satirico che ogni anno viene assegnato a chi ha concluso ricerche «strane e divertenti e perfino assurde, che magari fanno ridere ma poi fanno pensare». È il caso, ad esempio, di Silvano Gallus ricercatore a capo del laboratorio di epidemiologia degli stili di vita dell’Istituto Mario Negli di Milano, vincitore del IgNobel per la Medicina nel 2019. La sua teoria vincente? «La pizza protegge da malattie e da morte», ma attenzione, «vale solo se è prodotta e consumata in Italia». In sostanza la pizza può proteggere dall’infarto del miocardio e da alcune forme di tumore. Gli ingredienti devono essere però, quelli della dieta mediterranea: no, quindi, ad altre «interpretazioni» della pizza (tipo all’ananas), con il messaggio di valorizzazione dei regimi alimentari nella cura delle patologie, con particolare riguardo alla dieta mediterranea. Alessandro Pluchino ingegnere siciliano con il suo team ha invece vinto l’IgNobel nel 2010 per il management. L’assunto che gli è valso il premio dà uno schiaffo alla meritocrazia, dal momento che «si raggiunge un’efficienza migliore se si promuove la gente a caso». Pluchino ci è arrivato studiando il «ruolo benefico del caso in matematica».
Origini Si parla di vita artificiale ma non sappiamo ancora come sia nata la vita sulla Terra Jack Szostak Nobel per la Medicina 2009
❞ Storia Per il Covid ho studiato le lezioni apprese nelle pandemie di 100 anni fa Barry Marshall Nobel per la Medicina 2005
Marc Abrahams ha inventato il Premio Ig-Nobel per gli studi più strani e assurdi