Corriere della Sera (Bergamo)

Inseguendo Valentina Tra fumetti e personaggi, un ritratto della Milano intellettu­al-borghese

- Marta Ghezzi

È una biografia di famiglia e niente è inventato. È andato proprio tutto così, come lo racconta lei (assicurano i parenti). Qualcuno, leggendo in anteprima, ci aveva provato, «anche questo? Scrivi anche questo?», le chiedevano. Valentina Crepax non è mai arretrata di un passo, e pensando alle reazioni che avrebbe suscitato, rispondeva, «ma sì, ma sì, fa ridere». La promessa è stata mantenuta: chi prende in mano «Io e l’asino mio. Storie dei Crepax raccontate da Valentina Crepax» (Bompiani) si diverte alle rivelazion­i e con gli aneddoti sulla famosa famiglia — per chi non li conosce: il papà Franco discografi­co di successo, lo zio Guido disegnator­e geniale —. Mercoledì il libro, che non è solo uno spumeggian­te ritratto di famiglia, si legge anche della Milano degli anni Cinquanta, Sessanta, viene presentato al Teatro Parenti: a parlare saranno Caterina Crepax (la cugina, figlia di Guido), Irene Soave e Stefano Bartezzagh­i, perché l’autrice (classe 1952) non c’è più, è scomparsa all’improvviso a fine luglio, mentre il volume era ancora in bozze.

Valentina di carne e quella di carta, nata dalla matita dello zio. Dell’omonimia lei parla nelle prime pagine e dalle risposte che svela di avere sempre usato — versione paziente, «Ha sbagliato numero. Capisco che ha guardato sulla guida del telefono, doveva cercare sotto Guido Crepax»; imbarazzat­a, «non ho royalties sul lavoro di mio zio»; rassesale” gnata, «non sono io» — si comprende quanto (sotto sotto) sia stata incalzante, fastidiosa. Si legge di Franco, il talent scout, dei 300 milioni di dischi venduti, dell’invidia delle compagne di classe perché a casa loro «echeggiava in anticipo qualche “Sapore di e i Pooh passavano per un caffè». E della madre Luciana, amatissima, che lei chiama, pagina dopo pagina, «la madre di mia sorella (e di mio fratello)». «Quel titolo? Un gioco», assicura la sorella Margherita, «Valentina era spiritosa, socievole, fuori dagli schemi, mia madre era orgogliosa di lei». Crepax nel ‘73 ha una figlia senza essere sposata. Anni di femminismo, ma è un’epoca, parole sue, «in cui queste cose non si facevano, in nessuno strato sociale». E aggiunge, «grazie a mia madre e alla sua intelligen­za, siamo cresciuti liberi da qualsiasi convenzion­e. Così ho potuto fare in grande serenità la ragazza madre».

Insieme ai Crepax, che cambiano spesso indirizzo, si gira la città: via Settala, via Bronzetti, l’appartamen­to bohémien in corso Magenta («ultimo piano, senza ascensore, ci pioveva dentro, vasca da bagno in cucina…», ma la vista è su Santa Maria delle Grazie), la casa in via Cappuccini. E si attraversa­no i decenni del boom economico, del cambiament­o sociale, culturale. E anche se la loro storia, così densa e sorprenden­te, potrebbe sembrare unica, in quei ritratti familiari sulle vacanze, la moda, la musica leggera, i nonni e i bambini, gli animali domestici, i gusti a tavola, la colf, le auto, si riconoscer­anno molti milanesi.

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Amore Valentina Crepax con Gigi Zazzeri il giorno delle nozze; in alto, Valentina

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