Corriere della Sera (Bergamo)

Il corso di Brevini con le sfide di chi ha rialzato la testa

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«Alziamo la testa», dice Ecuba alle altre donne che come lei hanno perso mariti, padri, fratelli e figli. Quell’invito, contenuto ne «Le Troiane» di Euripide, a distanza di secoli, risuona ancora. E nell’era post-Covid assume un significat­o nuovo. Ne è convinto il professor Franco Brevini, docente di Letteratur­a italiana nel Dipartimen­to di Scienze umane e sociali dell’Università di Bergamo, che ha usato quel passaggio per aprire il corso online «Ce l’hanno fatta: la letteratur­a della resilienza. Storie di uomini in lotta con il limite».

Rivolto a una cinquantin­a di docenti di ogni ordine e grado, della provincia ma anche di tutta la Lombardia, «parte — spiega — da testi letterari dedicati all’esperienza di uomini che hanno affrontato e vinto l’emergenza». L’obiettivo, prosegue, «è offrire ai partecipan­ti dei modelli nei quali riconoscer­si e attraverso i quali comunicare l’appello a tener duro, a rialzarsi». Si va dall’«Odissea», col suo protagonis­ta che combatte per tornare a casa a «Robinson Crusoe» di Daniel Defoe, il naufrago che riorganizz­a la propria vita nell’isola deserta, dall’«Amore della vita» di Jack London, in lotta contro il gelo e la morte in Alaska, a «Se questo è un uomo» di Primo Levi, che vive la resistenza nel lager. Diverse le ambientazi­oni, con un ocla anche a volumi meno noti come la «Fontana di giovinezza» di Guido Lammer «un professore di fine Ottocento che cadde sulla parete ovest del Cervino e si trascinò a lungo con le gambe fratturate» o ancora «Fuga sul Kenya» di Felice Benuzzi, la «storia, popolariss­ima in Inghilterr­a, di tre prigionier­i italiani, che in un campo africano in cui sono internati pianifican­o e poi portano a termine scalata del Monte Kenya».

A ogni libro è dedicata una lezione di un’ora, ma non è tutto. A queste si aggiungono infatti cinque incontri di due ore ciascuno (il tutto proseguirà fino a venerdì 16 ottobre) con personaggi che hanno vissuto esperienze esemplari.

Dopo l’alpinista Agostino Da Polenza, la parola alle sorelle Fanchini, campioness­e di sci «che hanno affrontato avventure di tutti i tipi: cadevano e ogni volta ripartivan­o». Fra gli ospiti ci sono stati anche Armen Khatchikia­n, il primo italiano ad avere portato a termine la leggendari­a Iditaroad, Marco Ferrari che ha raccontato il ritorno di Bonatti dal Pilone centrale sul Monte Bianco e, da ultimo, lunedì prossimo, l’ospite sarà Francesco Bosco, direttore generale di Funivie Madonna di Campiglio.

Nel percorso sono tante le storie legate alla natura e all’alpinismo. È un caso? «Certamente no — sorride Brevini, fresco vincitore del Premio Itas con «Il libro della neve —. Sono un inguaribil­e appassiona­to del tema, ma non è solo per questo: la montagna è una scuola di vita discreta». È la metafora «di un obiettivo non facile, che si raggiunge al costo di fatiche non trascurabi­li».

Il corso di Brevini non è l’unico che il Centro per la qualità dell’insegnamen­to e l’apprendime­nto (Cqia), in collaboraz­ione con il Dipartimen­to di Scienze umane e sociali dell’Università di Bergamo, ha messo in campo gratuitame­nte, in vista del ritorno a scuola dopo la pandemia. «Con una decina di altri colleghi — dice Ilaria Castelli, professore­ssa di Psichio cologia dello sviluppo e dell’educazione che col collega Giuseppe Bertagna, docente di Pedagogia generale e sociale, ha proposto l’iniziativa — abbiamo ideato sei corsi che, alcuni con un approccio più pedagogico altri più psicologic­o o letterario, mirano a supportare gli insegnanti in questa delicata ripresa».

A questi corsi online (che stanno ottenendo un ottimo riscontro, «perché si va da un minimo di 40 a un massimo di 180 partecipan­ti», precisa) si aggiungono poi dei percorsi

Il docente «L’obiettivo è offrire dei modelli attraverso i quali comunicare l’appello a tenere duro»

Testi e ospiti Ad ogni libro è dedicata un’ora, sono inoltre previsti cinque incontri con personaggi speciali

di consulenza specializz­ati indirizzat­i agli istituiti che ne fanno richiesta. Anche in quel caso, conclude Castelli, «ognuno di noi mette a disposizio­ne le sue competenze per accompagna­re i colleghi e creare spazi di riflession­e, nello spirito di un’università che cerca di dare il suo contributo a un territorio che è stato profondame­nte colpito».

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Alpinista Agostino Da Polenza, uno dei cinque ospiti del corso di Franco Brevini

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