I contabili e la carta della cauzione
Impegno per 178 mila euro ciascuno. Ma non è servito a far revocare i domiciliari
Davanti ai giudici del Riesame i contabili della Lega Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni hanno offerto una cauzione di 178 mila euro a testa, a garanzia di un’eventuale sconfitta in Tribunale. Non è servito ad annullare la misura cautelare: restano ai domiciliari.
Una linea difensiva certamente non attendista quella di Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, i due amministratori contabili della Lega arrestati il 10 settembre con le accuse di peculato e turbativa d’asta nel caso dell’immobile di Cormano. I domiciliari erano scattati proprio nella settimana in cui Manzoni aveva già rilasciato spontanee dichiarazioni, mentre il collega aveva l’appuntamento fissato per il giorno successivo a quello degli arresti. Adesso invece l’indiscrezione riguarda la mossa difensiva davanti al tribunale del Riesame, che poi ha confermato la misura dei domiciliari per entrambi e convinto ancora di più la Procura a chiedere il giudizio immediato. Davanti ai giudici, Manzoni e Di Rubba hanno offerto una «cauzione» da 178 mila euro, quindi il deposito di una somma a garanzia in caso di eventuale sconfitta in tribunale. Una proposta che, secondo la difesa, poteva fugare ogni dubbio sul comportamento dei due commercialisti. Che hanno comunque ribadito con decisione anche di fronte al Riesame di ritenersi «onesti» su tutta la linea. Ma, d’altra parte, l’offerta poteva anche essere utile per anticipare ed evitare eventuali sequestri in futuro.
L’idea della cauzione non è comunque servita e l’ordinanza del gip per i domiciliari è stata confermata. La cifra scelta da Manzoni e Di Rubba, si riferisce ai 178 mila euro che, secondo la ricostruzione della Procura, i due contabili leghisti avrebbero intascato personalmente, dopo un giro di soldi partito dalla Andromeda,
società che aveva venduto il capannone di Cormano alla Lombardia Film Commission quando Di Rubba era presidente. Già nelle sue dichiarazioni spontanee lo stesso Manzoni aveva spiegato che quel denaro versato era servito in realtà ad Andromeda per acquistare un terreno in Valle Seriana, da una famiglia titolare di un supermercato (che non risulta coinvolta dalle indagini). Una ricostruzione che convince poco la Procura e anche i giudici in sede preliminare. E la misura dei domiciliari resta sulla base di un presunto pericolo di inquinamento delle prove.
Intanto prosegue il lavoro degli investigatori di Milano e lo scambio di informazioni con i colleghi di Genova. Due inchieste che, proprio sui nomi di Manzoni e Di Rubba, si incrociano in più punti.