L’era (d’oro) del Gasp e la forza da big della società
Ragazzi valorizzati o rivitalizzati hanno rimpinguato le classe del club, che ora può fissare i prezzi
Mettetela così. Se l’Atalanta, nell’era Gasperini, non avesse speso una lira di quanto guadagnato dalle cessioni dei giocatori valorizzati (o rivitalizzati) dall’allenatore di Grugliasco, ora potrebbe permettersi di comprarsi un paio di Neymar. Perché da Roberto Gagliardini (sembrano passati secoli) all’ultimo Diallo, passando per la plusvalenza monstre di Dejan Kulusevski (ceduto alla Juventus per la somma di 44 milioni), la società nerazzurra ha incassato la bellezza di all’incirca 275 milioni di euro.
Con il tempo è cambiato il modo di vendere. Se i primi anni la società nerazzurra era quasi obbligata ad abbassare la testa di fronte alle richieste dei grandi club — sia per sostenersi economicamente, sia perché era dura mettersi di traverso con i giocatori a fronte di certi stipendi e del blasone dell’offerente —, ora la storia è cambiata.
Perché l’Atalanta, grazie a risultati spettacolari e a un gioco altrettanto spettacolare (e sempre più copiato), ha cominciato ad assumere blasone essa stessa. Non solo. Grazie soprattutto agli introiti derivati dalla Champions League, si può permettere — molto più che in passato — di fissare il prezzo e di avere un potere di concerto elevato. E anche le pressioni dei calciatori si sgonfiano, sempre grazie al fatto di appartenere a una squadra oramai al top in Europa.
L’ultimo caso è stato quello di Hans Hateboer. Qualche settimana fa aveva rilasciato un’intervista alla rivista Voetbal International in Olanda in cui aveva dichiarato che «il suo ciclo a Bergamo era finito» e che era giunto «il momento giusto di fare il prossimo passo». Parole che solo un paio di stagioni fa avrebbero fatto tremare le fondamenta a Zingonia. A questo giro, invece, le sillabe dell’esterno sono volate via nel vento. Non solo, la permanenza a Bergamo non sembra aver lasciato il segno sulle sue prestazioni, se, pronti via, ha segnato due gol nelle prime tre partite dei nerazzurri quando la scorsa stagione la porta l’aveva vista con il binocolo. Anche l’esempio di Hateboer dimostra, oramai, che l’Atalanta è diventato un top club.