Corriere della Sera (Bergamo)

Ad Amasra, vestigia genovesi e fortificaz­ioni bizantine Cose davvero turche: una villetta privata tra le mura antiche

- Berg-heimer: coast-to-coast Sergio Ghisleni

Con una bici e due borse il giornalist­a Sergio Ghisleni continua il suo giro del mondo. Partito da Reedsport (Oregon), ha raggiunto Yorktown (Virginia). Poi da Fisterra (Spagna) a Istanbul passando per Venezia. In questa tornata, da Costantino­poli arriverà in Uzbekistan. Ecco il suo diario.

Karadeniz: si chiama così. Il mare qui è Nero di nome ma sembra sempre d’un azzurro che acceca. Sarà la sindrome Atalantica che confonde noi

e che c’entra più col calcio che col ciclismo e non è un morbo oceanico. Sarà che questo Marnerazzu­rro è un regalo d’agosto e che il NordEst turco è ancora lontano (là garantisco­no piova quanto in Irlanda). Totale: non fosse per dover-voler pedalare quasi ogni giorno, sarebbe una vacanza da sogno.

Da non credere pensando che è l’altro ieri quando oltre 200 metri da casa si era fuorilegge. Ora invece la bussola mentale punta dritta verso il Caucaso e la ruota anteriore anche. Il senso di libertà è impareggia­bile. A tratti più che nella americana: perché certi paesaggi non hanno niente da invidiare a quelli. Ciclistica­mente.

Qui le medie sono da vere schiappe. Ma, vista l’orografia, qualcuno che a Bergamo ha lasciato tanti cuori spezzati andandosen­e recentemen­te, sarebbe fiero e soprattutt­o Felice per lo scrivente e la sua bici in acciaio leggero. Costruita a Curno e cioè Made in Bicilandia.

La bicicletta in viaggi come questi, con tenda e tutto a bordo diventa un essere vivo col quale anche il più gretto e insensibil­e di noi sviluppere­bbe un minimo rapporto emozionale. Per solidariet­à col mezzo. Perché quelle della costa Nordoccide­ntale turca sono disa-strade. La scelta è tra mulattiera e autostrada (gratuita e ciclabile: ebbene sì). Non c’è compromess­o possibile. Sulle autostrade, i cantieri sono enormi gironi infernali e si direbbe che il denaro pubblico sgorghi generoso come l’acqua dalle fontanelle delle moschee. (Prendere nota, qua nessuno le elimina o le «secca» per far fare business al bar vicino, di moschea o no che siano i pubblici rubinetti).

Gli asfalti sono generalmen­te infami anche perché il generale inverno colpisce duro pur non essendo agli ordini di Erdogan. Ma quel che terrorizza il cicloPuris­ta sono le altimetrie. Vicino al mare, soprattutt­o, pendenze anche del 15% sono normali. Il 10% è frequente come da noi un 5. E col bagaglio, si capisce, la cosa tende all’impossibil­e. Quindi, evitare il nordovest turco in modalità «tour senza assistenza». A noi è toccato, pazienza e avanti con fiducia.

Senza pretese di spiegar storia e cultura turche ad alcuno, segnaliamo: poco oltre Eregli (fondata nel VI secolo a.c. e che fu poi anche roccaforte genovese) la cala-camping libero di Kisergzi nei cui pressi ci sono le grotte di dove, secondo leggenda, Eracle discese agli inferi per rapire Cerbero. E, più ad Est, Amasra, una cittadina-chicca per qualità-prezzo, ancora vesti

Gli asfalti

Sono generalmen­te infami perché il generale inverno colpisce duro

gia genovesi sulle precedenti mura di epoca bizantina. Tutto ciò ovviamente non impedisce che si vedan «cose turche» in senso di scempio. Immaginate una sorta di spiazzo quadrato di – diciamo – 300 mq all’interno di questo sistema di antiche mura: con due portali di entrata e uscita. Bene, dei 300 mq un centinaio son occupati da una casetta privata a due piani. Che visti i materiali non ha più di 30-40 anni. Da non credere.

Ad Amasra, Istanbul è già 500 chilometri fa, eppure la nostra Turchia è appena cominciata. Coraggio, che per ora il Mar Nerazzurro non pare neanche troppo ventoso. E la gente (di cui andrà detto molto) giura che dopo Sinop anche la strada «spiana». Insciallah.

2— continua

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La statua di Ovidio A Costanza, sul Mar Nero, dove il poeta visse in esilio

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