Gamec, un laboratorio per elaborare il dolore
«Non recidere, forbice, quel volto, solo nella memoria che si sfolla, non far del grande suo viso in ascolto, la mia nebbia di sempre». Parte (e ruba il titolo) dai versi di una poesia di Eugenio Montale l’iniziativa che la GAMeC, con la collaborazione di Caritas e il sostegno economico del Comune di Bergamo, rivolge alla città che prova a ripartire. Anche se resta scossa, ferita, «recisa» nel corpo e nella mente. Riparte domani, dalle 18 alle 20 alla galleria d’arte moderna e contemporanea, il laboratorio gratuito di rielaborazione del dolore e condivisione della memoria «rivolto — spiega la responsabile dei Servizi educativi Giovanna Brambilla — a persone che hanno perso qualcuno, ma anche al personale socio sanitario che è stato vicino a chi soffriva o è deceduto». Due diverse condizioni, ma un unico grande dolore che, prosegue, «nella condivisione può trovare una strada di rigenerazione». Il laboratorio, già iniziato a luglio, «ritorna per una quinta edizione. I 4 precedenti (con una decina di partecipanti ciascuno, ndr) hanno avuto un ottimo riscontro — dice Brambilla —. In molti ci hanno chiesto di riproporlo dopo l’estate perché non si sentivano ancora pronti per parlare in gruppo della loro sofferenza. Può aiutare chi ancora oggi vive nella paura». Il percorso è diviso in tre incontri (si svolgeranno anche il 14 e il 21 ottobre). Nei primi due, i mediatori umanistici della Caritas metteranno in scena un «laboratorio di memoria generativa», «affinché — anticipa Filippo Vanoncini che con Anna Cattaneo e Giulio Russi segue l’attività — il ricordo di un evento così tragico non inchiodi le persone nel passato, ma le apra comunque al futuro». Racconti ed emozioni saranno, nel terzo appuntamento e con l’educatrice museale Camilla Marinoni, trasformati in colori e gesti artistici, «nella prospettiva poi — spera Vanoncini — di essere restituiti, in forme da definire, alla città».