Stazione, disagio in crescita e siringhe Un centro diurno per gli emarginati
Dopo il lockdown il numero delle persone in strada è cresciuto Pesa l’uso di alcol e droghe: distribuite 200 siringhe al giorno
Per provare a combattere la grave marginalità, in città verrà attivato da settimana prossima un nuovo servizio, «Drop in». Un centro diurno con servizio sociosanitario (con personale infermieristico) e anche educativo. «Apriremo nell’edificio che di sera ospita il Posto Caldo (la mensa gestita dal Servizio Esodo Patronato San Vincenzo, ndr) — spiega l’assessore alle Politiche sociali, Marcella Messina —. È un servizio nuovo per Bergamo. Sarà aperto dalle 9 del mattino fino alle 14 o alle 15, poi gli spazi verranno sanificati e preparati per la cena».
C’è chi vive in strada da anni. E chi ci è finito negli ultimi mesi, messo fuori casa durante il lockdown magari per problemi di droga o alcolismo. Convincere queste persone ad abbandonare la strada è complicato, ci vuole tempo per stabilire relazioni e anche fiducia. Poi ci sono gli irriducibili, che non cambieranno mai idea. «Agganciarli è difficile — spiega Fabio Defendi, coordinatore del Servizio Esodo —, ma ancora più faticoso è scardinare le loro dinamiche e provare a costruire un’alternativa alla strada, con cui sentono un legame di appartenenza». Per queste persone verrà attivato da settimana prossima un nuovo servizio, «Drop in». Un centro diurno con servizio sociosanitario (con personale infermieristico) e anche educativo. «Apriremo nell’edificio che di sera ospita il Posto Caldo (la mensa gestita dal Servizio Esodo Patronato San Vincenzo, ndr) — spiega l’assessore alle Politiche sociali, Marcella Messina —. È un servizio nuovo per Bergamo, non c’era mai stato. Sarà aperto dalle 9 del mattino fino alle 14 o alle 15, poi gli spazi verranno sanificati e preparati per la cena». Difficile se non impossibile che le persone arrivino qui da sole. Il grosso del lavoro degli operatori (una decina) sarà per strada, per agganciarli. Il progetto è possibile grazie a un bando regionale da 200 mila euro vinto da Comune di Bergamo, Asst Bergamo e tre enti gestori, Cooperativa Bessimo, Pugno Aperto e Servizio Esodo. Quei fondi regionali verranno integrati anche da risorse nazionali (e comunali, se ci sarà bisogno).
Chi si occupa di questo progetto conosce bene la strada e le esigenze di chi ci vive. «Negli ultimi mesi — spiega l’assessore — la situazione è pegstile. giorata. C’è, per esempio, chi ha perso il lavoro e si è scoperto povero. Oppure persone che avevano una dipendenza leggera, poi peggiorata durante il lockdown».
L’Unità mobile Network della Cooperativa Bessimo, tra gennaio e settembre, ha incontrato 398 persone (325 uomini, 70 donne, 3 trans). E tra queste ci sono 50 nuovi contatti, che prima non avevano mai chiesto aiuto. Anche i numeri danno un’idea di quello che succede per strada. Da gennaio a settembre, sono state distribuite alla stazione 46.065 siringhe, in media oltre 5 mila al mese, 170 al giorno. E il Servizio Esodo ogni giorno ha avuto tra i 15 e i 25 contatti significativi. «Quella della stazione è una zona attenzionata — spiega l’assessore Messina —. Ci siamo confrontati con Brescia, che ha lo stesso problema. La stazione è un luogo di transito, queste persone si spostano di continuo. Però il lavoro lo stiamo facendo, in sinergia con tutti gli altri attori, a partire dalla polizia locale: ognuno ha un mandato e un proprio Sul tema dell’emarginazione sociale i servizi ci sono, ma richiedono tempi non immediati e gli esiti non sono sempre tangibili».
Chi arriverà al Drop in potrà lavarsi e anche essere medicato, se ne avrà bisogno. Aprire questo spazio alle Autolinee non è una scelta casuale. «Devi esserci dove queste persone gravitano — spiega l’assessore —. Il Drop in è nella zona della città più frequentata da chi vive in strada». L’obiettivo poi è provare a instaurare un percorso con queste persone, per toglierle dalla strada. Un piano tutt’altro che semplice. Spesso chi arriva a un dormitorio ci resta solo qualche giorno, poi ritorna per strada. Al Galgario, per esempio, tra gennaio e settembre gli accessi sono stati 489, ma solo 234 persone hanno intrapreso il percorso dell’accoglienza. In totale, tra gennaio e settembre 2020, i dormitori della città hanno ospitato oltre 350 persone. Le mense, invece, hanno distribuito oltre 300 pasti al giorno. A quella dei Cappuccini vengono dati circa 160 pasti al giorno, al Posto Caldo 120 e al Nuovo Albergo Popolare 38. «Ci sono padri di famiglia che, per arrivare alla fine del mese, vengono a pranzare alla nostra mensa — racconta fra Riccardo Corti dei Cappuccini —. Ci sono anche imprenditori che, negli ultimi mesi, hanno visto fallire la loro azienda. Poi ci sono i tossicodipendenti, gli emarginati. La situazione è peggiorata. Però la crisi dovuta al Covid ha scatenato anche tanta solidarietà: moltissima gente ci ha portato generi alimentari da distribuire».
Alla Malpensata, sarà l’Opera Bonomelli (che gestisce il Nuovo Albergo Popolare) a provare ad agganciare chi vive ai margini. «Il compito dell’Opera Bonomelli — spiega il direttore del Nuovo Albergo Popolare, Giacomo Invernizzi — non è solo dare risposte assistenziali, ma anche accompagnare chi ha bisogno verso progetti di autonomia. Alla Malpensata, dove curiamo gli orti, avremo anche il compito di agganciare chi potrebbe essere indirizzato ai servizi e alle nostre strutture».
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Quella della stazione è una zona attenzionata. Sul tema dell’emarginazione i servizi ci sono, ma richiedono tempi non immediati e gli esiti non sono sempre tangibili.
Marcella Messina
Assessore alle Politiche sociali