«Oculista, ma è un ottico» Sequestrati 227 mila euro Erano in contanti in cassaforte
«L’oculista è un ottico» Maxi sequestro in contanti
A Treviolo tutti erano convinti che facesse l’oculista. Invece aveva solo il diploma da ottico. La Guardia di finanza, dopo una segnalazione dell’Ordine dei medici, ha avviato un’indagine che ieri ha portato al sequestro di 227 mila euro, travati in contanti in una cassaforte, e dello studio. Ricostruite le schede di 632 pazienti per 2.044 visite dal 2004 al 2020.
A Treviolo, per molti se non per tutti è «l’oculista». Anche il sindaco Pasquale Gandolfi si stupisce: «Non è laureato? In paese da anni la convinzione è che fosse abilitato, era scontato». Angelo Parimbelli, 66 anni, con un negozio poi chiuso, ha il diploma di ottico dal 1981 più un attestato di specializzazione in contattologia.
Ma per la Guardia di finanza nel locale adiacente alla casa dove ora ci sono i sigilli sono entrati e usciti clienti-pazienti convinti che fosse un oculista. Anche perché, dicono le indagini, sono usciti dal suo studio anche con diagnosi e prescrizioni di esami e farmaci. Ora la gdf gli ha sequestrato lo studio e 227 mila euro in contanti trovati in una cassaforte. Il presunto provento dell’attività abusiva, secondo chi indaga, anche perché in tagli da 50, il prezzo di una visita secondo le testimonianze dei clienti. «È già stata depositata l’istanza di dissequestro al tribunale del Riesame per giustificare la provenienza della somma», ribatte l’avvocato Roberta Zambelli. Non svela come, ma evidentemente ritiene di poter provare che non arrivi dai clienti. Anche sull’ipotesi di esercizio abusivo della professione, alla base del provvedimento chiesto dal pm Silvia Marchina e firmato dal gip Alessia Solombrino, deve avere una spiegazione alternativa: «Avrà modo di difendersi», dice del suo assistito, che ha chiesto di essere sentito dal pm.
Al momento ci sono i verbali di chi è andato da lui convinto di andare da un oculista.
Come una signora, se non fosse stato per il suo medico di base. Parte da qui, l’indagine. Lei si presenta con una prescrizione di farmaci e visite, con una diagnosi di glaucoma dal «dottor» Parimbelli. Il medico di base si insospettisce, verifica nell’albo se è davvero un collega, non trova traccia e segnala all’Ordine dei medici di Bergamo, che a sua volta gira alla Procura. È lo scorso autunno, a febbraio la gdf si apposta per una dozzina di giorni fuori dalla casa dell’ottico, annota entrate, uscite, tempi, e targhe. In quattro giorni conta 45 persone. Diverse vengono sentite. La finanza raccoglie storie simili: andavano da Parimbelli tramite il passaparola, alcuni da un familiare all’altro; c’è chi dice che lui lavori in un ospedale di Milano, chi riferisce che non si limitasse a misurare la vista ma, per esempio, usasse le gocce per dilatare le pupille tipiche degli oculisti, misurasse la pressione oculare e, appunto, formulasse diagnosi e prescrivesse farmaci. Costo della visita, dicono, 50 euro senza ricevuta. A settembre scatta la perquisizione: i finanzieri trovano attrezzature mediche, medicinali, timbri con nome e cognome e la dicitura «medico chirurgo oculista», fogli con la stessa intestazione e diverse schede con annotati i clienti-pazienti fino a ricostruirne, al momento, 632 per 2.044 visite dal 2004 al 2020.
E la cassaforte. Capitolo a parte, non ancora avviato. Dalle banche dati fiscali, non risulta aver presentato la dichiarazione dei redditi dal 2008. Anche per questo dato, il pm sospetta e il gip concorda che i contanti possano derivare da quei 50 euro di tariffa riferiti dai testimoni.
«Nonostante la grande regolamentazione dei sistemi sanitari, l’abusivismo esiste ancora — commenta il presidente dell’Ordine dei medici Guido Marinoni —. Se vengono dei dubbi, basta andare sul sito internet dell’Ordine e si verifica se chi si presenta come medico lo è. Il punto è che per l’esercizio abusivo della professione le sanzioni penali non sono adeguate, da 6 mesi a 3 anni. Pesa di più, forse, quella pecuniaria, da 10.000 a 50.000 euro».