Il «pilota contadino» sale sul podio dell’Endurance
Il primo podio mondiale della sua carriera è arrivato a 44 anni, dopo dodici ore in sella alla sua Yamaha R1. Giovanni Baggi, lodigiano, è un «contadino con il turbo». Agricoltore nei giorni feriali, nel weekend indossa la tuta da centauro e corre le gare più dure al mondo, quelle del circo iridato Endurance. Dove contano regolarità e la resistenza, non la velocità. Si corre per 24 ore consecutive (in team di tre piloti che si danno il cambio) lungo circuiti leggendari come Sepang, Suzuka, Le Castellet, Le e all’Estoril in Portogallo come a fine settembre, nella «12 ore» organizzata per sostituire la gara di Suzuka cancellata causa Covid. Proprio sul circuito lusitano, per anni teatro della Formula 1, l’agricoltore lodigiano ha centrato il primo podio mondiale della sua carriera, un secondo posto che dà lustro al team AvioBike da lui stesso creato nel 2014 per la Superbike e inserito nel circuito Endurance tre anni fa. «Una gioia infinita che corona tre anni di lavoro e sacrifici — dice Baggi —, dopo tutto siamo un piccolo team di provincia». Per la prima volta (quasi) in cima al mondo. Ma la velocità è sempre stato l’hobby di Baggi e dei suoi famigliari. «Papà Antonio è un fan sfegatato della F1, non si perdeva una gara dal vivo. Mio fratello Alessandro invece è appassionato di volo». Al punto da trasformare la cascina di famiglia, che coltiva mais per produrre biomassa, in aviosuperficie per ultraleggeri. E poi ci sono gli hangar dell’AvioBike. «Corro in moto da quando ho dodici anni, mi piaceva il motocross e facevo gare ma a livello amatoriale. Poi Paolo Blora (campione di Superbike, ndr) mi ha proposto di provare con il suo team: non sono più sceso dalla moto». Da allora Baggi ha macinato gare e podi nel campionato italiano Superbike. Fino al passaggio in Endurance: «Un team ufficiale mi propose una sostituzione alla 24 ore di Le Mans: è stato un colpo di fulmine». Che continua ancora oggi in una categoria che richiede resistenza, disciplina e preparazione fisica. «Mi alleno guidando il trattore — scherza lui —, è molto piu’ duro che correre in moto».