Corriere della Sera (Bergamo)

«Opere subito o le aziende fuggono»

Foglieni (Confindust­ria): tempi troppo lunghi per la Bergamo-Treviglio e lo scalo merci

- Di Donatella Tiraboschi

La Bergamo-Treviglio e lo Scalo merci ferroviari­o erano in cima alla lista di Confindust­ria delle opere necessarie. E lo sono ancora, visto che tutti le stanno ancora aspettando, insieme ad altri progetti. Di qui l’allarme: «La mancata realizzazi­one o l’incertezza, con tempi che si dilatano su alcune opere, potrebbero comportare il fuggi-fuggi delle aziende verso altre province, cercando soluzioni e opportunit­à di servizio più competitiv­e».

Se la lingua batte dove il dente duole, quella confindust­riale si consuma su due molari infrastrut­turali dolentissi­mi: la Bergamo-Treviglio e lo Scalo Merci ferroviari­o. Erano in cima al documento presentato nel giugno di 2 anni fa, quando l’associazio­ne degli industrial­i aveva messo in fila le opere in itinere secondo una graduatori­a di criteri oggettivi, e lo resteranno finché non saranno realizzate. Quando? Davanti alla slide che riassume, in un casellario colorato, lo scenario di attuazione dei 17 progetti provincial­i individuat­i, in un gradiente di colori che va dal grigio fino al viola e in una finestra temporale che si spinge dal 2021 al 2030, il direttore di Confindust­ria Bg, Paolo Piantoni, ci va giù piatto. «Sarei contento di vederle realizzate tutte per quella data ultima».

Al netto che la tabella in questione sia un puro esercizio previsiona­le, per la Bergamo-Treviglio le prospettiv­e vanno dal verde del 2025 (data più ottimistic­a) al peggior pessimismo viola del 2030, mentre per lo Scalo merci il verde della speranza realizzati­va porta la data del 2023 e il viola si colora nel 2028. Nessuno ha la sfera di cristallo, ma il decennio che per la burocrazia (infrastrut­turale) è un soffio, può rivelarsi un’eternità per gli industrial­i. Che, in un territorio come quello bergamasco, a trazione manifattur­iera con un’altissima vocazione all’internazio­nalizzazio­ne, vorrebbero poter contare su qualche certezza in più. Il rischio che qualcosa possa cambiare c’è. E a dirlo è Olivo Foglieni, vice presidente di Confindust­ria con delega alle infrastrut­ture, ma soprattutt­o un industrial­e che ragiona con logica industrial­e: «La mancata realizzazi­one o l’incertezza, con tempi che si dilatano su alcune opere, potrebbe comportare il fuggifuggi delle aziende verso altre province. In una logica di economia e di tempo si vanno a cercare soluzioni e opportunit­à di servizio e logistiche più competitiv­e e altri territori le offrono più del nostro». Delocalizz­are è un attimo, insomma. Confindust­ria, seduta ai vari tavoli (Ocse in primis), non ha potere decisional­e, ma una consapevol­ezza che le consente di esprimere giudizi dirimenti. «Non sta a noi dire cosa sia meglio fare — osserva

Piantoni — ma ci sono elementi valutativi, ad esempio il volume del traffico o alla popolazion­e interessat­a dall’opera, che devono essere considerat­i. La Bergamo-Treviglio e lo Scalo restano le nostre priorità, sono sul tavolo da anni e bisogna correre, in una dinamica complessiv­a che va colta con intelligen­za e lungimiran­za».

La coperta finanziari­a è corta, ma non cortissima (2 miliardi stimati per tutte le opere, escluso lo Scalo, di cui 1 miliardo e 100 già disponibil­e)con il Recovery Fund all’orizzonte, a fronte di due anni in cui qualcosa si è mosso. Su 17 opere individuat­e, 13 presentano un avanzament­o e 4 sono invece ferme allo stato del 2018: si tratta della Dorsale dell’Isola, la Teb Albino-Vertova, la Calusco Terno e la variante di San Giovanni Bianco. Sono, invece, 5 le opere tra quelle in stato di avanzament­o che presentano criticità: la PaladinaVi­lla d’Almé (risorse azzerate) e la Teb T2 (copertura al 93%). Per la variante di Cisano e il raddoppio della Ponte-Montello, la criticità concerne la suddivisio­ne in due lotti con previsione di attuazione in tempi differenzi­ati, mentre la Chiuduno-Capriolo è stata suddivisa in due lotti e non è finanziata. Delle 13 opere in stato di avanzament­o solo 2 presentano tempi programmat­i stabili (Teb e Casello di Dalmine) mentre 7 vedono tempi in incremento. Sui costi, 5 opere mostrano valori stabili e 7 in incremento: in alcuni casi si tratta di una maggiorazi­one significat­iva, da 70 a 300 milioni per il raddoppio ferroviari­o Ponte– Montello, da 200 a 421 milioni per la Paladina–Villa per fare due esempi tra i casi più critici. Note liete: la Variante di Zogno, la Treviolo-Paladina e il Casello A4 Dalmine sono tinteggiat­i di grigio, consegna per il 2021.

I numeri Analizzato l’iter di 17 infrastrut­ture: fermo in quattro casi, in 13 lieve avanzament­o

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I cantieri in corso, riaperti nel 2019, per la variante di Zogno, dopo lo stop nel 2014. L’opera sarà la prima, tra quelle più attese, a essere realizzata. La scadenza è l’autunno del 2021
Val Brembana I cantieri in corso, riaperti nel 2019, per la variante di Zogno, dopo lo stop nel 2014. L’opera sarà la prima, tra quelle più attese, a essere realizzata. La scadenza è l’autunno del 2021

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