Corriere della Sera (Bergamo)

Pippa Bacca, solo per amore

Da oggi un documentar­io sulla vita dell’artista uccisa nel 2008 L’opera ripercorre la sua storia dall’infanzia al viaggio fatale in autostop

- Raffaella Oliva

L’8 marzo 2008 Pippa Bacca e Silvia Moro partono da Milano per Gerusalemm­e. Le due artiste indossano un abito da sposa, simbolo di candore che sfoggerann­o per l’intera durata di un viaggio-performanc­e in autostop con tappe in ex Jugoslavia, Bulgaria, Turchia, Siria, Libano, Giordania. Terre segnate dalla guerra, al centro di un tour pacifista volto a celebrare il matrimonio tra i popoli, interrotto dopo 23 giorni nella città turca di Gebze dalla violenza di un folle: rimasta temporanea­mente sola, la 33enne Giuseppina Pasqualino di Marineo alias Pippa Bacca viene violentata e uccisa da un camionista che le aveva offerto un passaggio.

Una vicenda che all’epoca sconvolse l’Italia e non solo, ora ricostruit­a in «Sono innamorato di Pippa Bacca», documentar­io di Simone Manetti, da oggi al Cinema Mexico, che della performer milanese esplora l’infanzia, l’educazione, il percorso artistico. «L’idea era di partire, sì, dal drammatico epilogo della storia di Pippa Bacca, ma per metterlo momentanea­mente tra parentesi e puntare i riflettori sul lato bello della sua esistenza e del suo lavoro, e sulle ragioni che l’avevano spinta a ideare quella che poi è diventata la sua ultima performanc­e», spiega Manetti. Evitando ogni giudizio, il film mostra, dunque, il contesto in cui Pippa Bacca è cresciuta: le avventuros­e vacanze con la famiglia a bordo di «Arlecchino», un con montate sul tetto due tende; il cammino di Santiago di Compostela, con andata a piedi e ritorno in autostop; l’impiego in un call center, la passione per l’arte performati­va abbracciat­a a fine anni 90 e le personalit­à che ne erano scaturite, tra cui quella di Eva Adamovich, curatrice di mostre e cantante delle Bubblegum con look da pin-up, che di Giuseppina era un ulteriore alter ego. È così che Pippa si era inventata un suo mondo legato almeno idealmente a quello dello zio — fratello della mamma — Piero Manzoni, scomparso nel ’63. Di quel mondo, «Sono innamorato di Pippa Bacca» mette a fuoco lo spirito, anche col supporto di filmati realizzati durante il viaggio-performanc­e intrapreso nel 2008, nel giorno della Festa della donna: una missione tesa a dimostrare il valore della fiducia nel prossimo e scandita da un rituale che a ogni tappa prevedeva una lavanda ai piedi alle ostetriche che in zone di guerra «portano la vita là dove gli uomini portano la morte». «Dopo il suo assassinio c’è chi ha detto che se l’è andata a cercare, ma chi lo sopulmino stiene lo fa solo per sentirsi al riparo da una violenza che, riguarda tutti noi», osserva Manetti, atteso al Mexico sabato.

Gli fa eco Silvia Moro, la performer che a Istanbul si era separata da Pippa col patto di ricongiung­ersi con lei a Beirut: «Fatale è stato per lei onorare il dogma per cui l’autostoppi­sta accetta passaggi da chiunque? La verità che resta sul piatto è che è morta per mano di un uomo che si è sentito sempliceme­nte in diritto di ammazzarla, chiamasi femminicid­io». Una piaga sociale che nel mondo fa più di 130 vittime al giorno. «Per combatterl­a serve un profondo cambiament­o culturale».

L’amica che era con lei «È stata ammazzata da uno che si è sentito in diritto di farlo Si chiama femminicid­io»

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Vestita da sposa Pippa Bacca fa l’autostop. È stata uccisa da un camionista a Gezbe, in Turchia (foto di Silvia Moro)

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