Crisanti, proroga per la Zona Rossa Rota: ora rinforzi
Il procuratore aggiunto: siamo 14 pm su 18
Il virologo Andrea Crisanti ha ottenuto dalla procura la proroga fino a fine marzo, per la consulenza sulla zona rossa e sull’ospedale di Alzano. «È più complesso di una strage aerea», dice. Un impegno anche per i pm che il procuratore aggiunto Maria Cristina Rota ha sottolineato nel convegno sulla giustizia, dove ha chiesto rinforzi.
Si trattasse «solo» di ricostruire una vicenda con precisione. No, in questo caso i fatti sono chiari, ma bisogna tentare di spiegare quali conseguenze hanno avuto certe scelte e quale effetto non hanno potuto avere, invece, provvedimenti mancati: ospedale di Alzano e zona rossa. Per dare certe risposte alla Procura di Bergamo, il consulente Andrea Crisanti, tra i virologi più noti in prima linea sull’emergenza coronavirus, ha chiesto di avere altro tempo. Alla scadenza del termine fissato di 90 giorni, il 20 settembre, il direttore di Microbiologia dell’Università di Padova ha ottenuto una proroga che durerà fino alla fine di marzo, in concomitanza con il nuovo termine ultimo delle indagiiniziate a marzo e appena prorogate.
«È complicato», commenta Crisanti, con l’impostazione di chi fa sempre capire bene che in questo caso sapere tutto, rispondere su tutto, è molto difficile. Anche perché non ci sono molte certezze scientifiche sulle motivazioni che hanno portato il virus a innestarsi soprattutto in certi territori. «È come se dovessimo lavorare su una strage aerea con tantissimi morti, ma con molte più variabili da valutare, è davvero un lavoro enorme», prosegue il professore di Padova, romano e con una carriera ad Heidelberg e all’Imperial College di Londra prima di approdare nell’Università italiana. Le risposte da dare dovranno comunque esstione sere connesse a un eventuale interesse penale, sui fatti da analizzare. E in questo senso sembra ormai che nel lavoro dei magistrati il fronte della zona rossa e di una possibile responsabilità sindacabile in sede penale, sia destinato a una chiusura senza nessuna contestazione. Si trattava di scelte che il governo o la Regione potevano assumere di concerto, o con linee diverse, valutando ogni aspetto e criticità del momento, non erano provvedimenti obbligatori dettati da un’autorità sanitaria. Ma, sul fronte scientifico, si chiede comunque a Crisanti di valutare quali conseguenze epidemiologiche può aver avuto quella mancata scelta. Così come si chiede quali effetti può aver provocato la geni, dell’ospedale di Alzano, più pazienti con sintomi di positività già probabilmente dall’inizio di febbraio, con dati piuttosto certi che rimandano almeno al 13 di quel mese, tamponi scattati solo il 23, e i primi deceduti quello stesso giorno. Con un pronto soccorso praticamente già travolto dall’epidemia, chiuso e riaperto in tre ore. «Ordine della Regione», ha riferito ai magistrati il direttore generale di Seriate Francesco Locati.
Crisanti non commenta, ma è un quadro in cui le cartelle cliniche e la ricostruzione delle scelte parlano chiaro. L’indiscrezione, mai smentita, è che ci siano già almeno due indagati.