OLTRE LA SOGLIA DI CASA

Nel suo intervento di domenica sul degrado della zona intorno alla stazione, Simone Bianco concludeva citando l’esempio di una giovane donna che scendendo dal treno possa sentirsi sicura nel tornare a casa. Tutto con divisibilissimo: se non che, qualche pagina dopo, un altro servizio ci raccontava che il pericolo, per la simbolica ragazza in questione, non finisce lì, ma continua proprio oltre la soglia di casa. Le violenze domestiche sulle donne non accennano a diminuire. Le donne sono picchiate e abusate dagli uomini con cui vivono molto più che dagli estranei incrociati per strada. Perciò quando si parla di sicurezza varrebbe la pena di riconoscere onestamente che il problema non sta in una categoria o in un luogo specifico, ma nei maschi in quanto tali. L’unica, terribile differenza è che mentre nella violenza subita da uno sconosciuto la donna si riconosce pienamente e crudelmente vittima, nella violenza praticata dal convivente o dal familiare la donna finisce per essere anche una specie di complice, come dimostrano tante storie di cronaca. Che si può fare? Invocare la castrazione chimica per metà dei maschi italiani? Oppure lavorare sull’educazione dei giovani uomini? La seconda, ovvio. Con il coraggio di dire, magari, che l’amore non è solo quella cosa romantica di cui si favoleggia da secoli in poemi e canzoni: ma anche, e forse prima di tutto, una questione di potere tra due esseri umani.