Torna esposta al Poldi Pezzoli la tela «Madonna col bambino» La «rinascita» del Mantegna
Il restauro ha riportato alla luce i colori originari e la sua vera identità
Come rinata a vita nuova. O meglio, tornata alla propria autentica, primaria identità. È la «Madonna col Bambino» di Andrea Mantegna (1431-1506), uno dei capolavori più importanti del Museo Poldi Pezzoli, che da giovedì torna a mostrarsi al pubblico in un ritrovato splendore. È stata assente da marzo a dicembre 2019 per essere sottoposta a un restauro delicato da parte dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, un’eccellenza in questo campo: il lavoro, mirato a ristabilire l’equilibrio cromatico, spaziale e formale del dipinto, è stato eseguito da Lucia Bresci con la direzione di Cecilia Frosinini, la collaborazione di Andrea di Lorenzo, conservatore del museo, e il sostegno di Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti.
Perché è stato necessario? «Perché la natura dell’opera, una tela di scopo domestico e devozionale, era stata alterata da un intervento del XIX secolo eseguito nel 1863 dal pittore Giuseppe Molteni, direttore della Pinacoteca di Brera, su incarico di Gian Giacomo Poldi Pezzoli», racconta la direttrice Annalisa Zanni. «Per adeguare la durezza dello stile antico al gusto più morbido
Com’era della sua epoca, secondo l’idea di un restauro integrativo Molteni aveva “corretto” e reinterpretato la tela ridipingendo il blu del manto, aggiungendo motivi in oro alla veste, alterando la posizione delle braccia della Vergine, stendendo sull’intera superficie una vernice a mastice che snaturava i colori». Inizialmente c’erano molti dubbi se intervenire su questo pezzo tanto fragile. Ma le indagini diagnostiche preventive hanno rivelato che la stesura mantegnesca, eseguita su una sottile tela di lino con pigmenti di tempera magra, era integra, in buono stato di conservazione: dunque via libera. «Ora siamo entusiasti del risultato: non è più il dipinto di prima. La rimozione della vernice è stata molto complessa, ma ha permesso di ritrovare i toni freddi originari, i lampi di luce bianca, i bagliori dorati nei capelli. Un’opera diversa, commovente, intensa».
La percezione più naturale e veritiera ha permesso anche di stabilire una datazione fino a oggi incerta, a volte attribuita alla fase giovanile: l’opera si può collocare invece secondo gli esperti ai primi anni 90 del Quattrocento. Da giovedì la «Madonna col Bambino» sarà esposta lungo il percorso museale, protagonista di una mostra dossier. In una prima saletta, alcuni pannelli esplicativi illustrati descrivono le diverse fasi del restauro, documentato anche in un video, e narrano la storia collezionistica dell’opera: apparteneva allo storico dell’arte e
Giovanni Morelli, che la cedette a Poldi Pezzoli per 2mila lire nel 1861. Un ottimo affare, perché nell’inventario redatto nel 1897 alla scomparsa di Gian Giacomo la valutazione era già aumentata a 15mila lire. Poi, nel Salone dell’Affresco, avverrà l’incontro vis-à-vis con la tela, in splendido isolamento, per concentrare l’attenzione sulla sua riscoperta bellezza.