Corriere della Sera (Bergamo)

Dj accoltella­to 16 anni all’amico

Terno d’Isola, la condanna in abbreviato come chiesto dalla Procura

- Berbenni

Sergio Ubbiali è stato condannato con rito abbreviato a 16 anni di carcere per l’omicidio dell’amico Maurizio Canavesi, 33 anni, di Terno d’Isola, dj e padre di una bambina. Il delitto era avvenuto il 23 aprile 2019 al ritorno da un rave party a Livorno. Ubbiali, 26 anni, di Stezzano, aveva accoltella­to la vittima sotto casa. I due avevano litigato durante il viaggio di ritorno, secondo le testimonia­nze, perché Ubbiali voleva fermarsi in Toscana mentre Canavesi voleva rientrare subito. Il pm Carmen Santoro ha chiesto la condanna a 16 anni, la difesa il prosciogli­mento perché ritiene che si sia trattato di un eccesso di legittima difesa. Ai genitori della vittima andranno 200 mila euro.

Ascolta con lo sguardo basso, seduto in fondo all’aula, un agente della polizia penitenzia­ria alle sue spalle. I genitori dell’amico ucciso a coltellate, nel tragico finale di un rave party durato tre giorni, andata e ritorno in camper dalla Toscana, sono a pochi metri da lui. Non assistono alla sentenza, che è una condanna. Sedici anni di carcere, decide il giudice per l’udienza preliminar­e Federica Gaudino, assecondan­do la richiesta del sostituto procurator­e Carmen Santoro.

Prima di essere riportato in cella Sergio Ubbiali, artista di strada di 26 anni, di Stezzano, ha giusto il tempo di scambiare qualche parola con i suoi difensori, gli avvocati Marco Saita e Marco Zambelli, la cui richiesta è stata il prosciogli­mento (la condanna tiene conto della riduzione di un terzo della pena prevista dal rito abbreviato). Con Maurizio Canavesi, lui 33 anni, dj di Terno d’Isola con la passione per la musica techno e una figlia dodicenne, le tensioni erano iniziate al rientro da un raduno organizzat­o a Livorno, tre giorni di sballo senza chiudere occhio. Guidava Sergio, che aveva accettato di mettere a disposizio­ne il suo camper, ma che avrebbe preferito fermarsi e andare al mare, invece di rientrare subito la notte del 23 aprile 2019. Anche secondo le testimonia­nze delle due amiche presenti, quello sarebbe stato il motivo che ha innescato la lite. Banale, banalissim­o. Eppure, per tutto il viaggio, i due avrebbero continuato a discuterne con Canavesi che accusava l’altro di essere «avido ed egoista». Mezze assonnate, le ragazze ricordano di avere udito il pugno tirato dalla vittima al cruscotto del camper. Secondo

Ubbiali, c’erano state anche minacce, in un crescendo fino all’arrivo a Terno, a casa di Canavesi, quando, alla richiesta di avere la sua parte di spese per il viaggio, si era visto rivolgere contro un coltello.

Rintraccia­to a Brescia dopo nemmeno 24 ore di fuga, Ubbiali è stato trovato dai carabinier­i con un dito malamente fasciato. Quello che ha riferito è che Canavesi lo aveva ferito con quel coltello. È uno degli elementi che i suoi avvocati hanno usato per sostenere la tesi dell’eccesso di legittima difesa, puntellata dalla consulenza dello psichiatra Stefano Barlati, che nel ragazzo ha diagnostic­ato due disturbi cronici della mente. Davanti alle minacce, nelle loro ottica, avrebbero armato l’imputato. Al contrario per il perito del tribunale e per il professor Massimo Biza, interpella­to dalla famiglia Canavesi, che si è costituita parte civile con l’avvocato Rahamata Izzo, Ubbiali era capace di intendere e di volere al momento dei fatti. Dopo la presunta aggression­e subita (il coltello di Canavesi non è mai stato trovato né visto dai testimoni), ha preso a pugni il dj facendolo cadere a terra. Gli amici presenti li hanno divisi. A quel punto Ubbiali è salito sul camper, ha afferrato un coltello e ha inseguito la vittima fino alle scale della palazzina. Ha sferrando gli ultimi colpi sui gradini prima che Canavesi riuscisse a rifugiarsi nell’appartamen­to dove viveva con i genitori, Valter Canavesi e Fiorella Angioletti. Per loro è stata disposta una provvision­ale di 200 mila euro. Non hanno mai voluto commentare.

L’epilogo di quella notte di follia era stato al Papa Giovanni XXIII, un mese dopo. Chiamati i soccorsi, mentre Ubbiali si allontanav­a, Canavesi era stato portato in ospedale, operato e ricoverato in Terapia intensiva. È morto il 22 maggio di un anno fa, con gli amici che per giorni lo hanno vegliato a distanza.

La tesi dell’imputato Si sentiva minacciato, avrebbe colpito la vittima per un eccesso di legittima difesa

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La vittima Maurizio Canavesi, 33 anni, aveva una figlia oggi dodicenne

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