Lo scolaro Cuti
Atalanta, parla Romero: «Sono qui per imparare, Gasperini può insegnami molto. E in Champions possiamo dire la nostra»
Un malato di calcio («mi piace anche il tennis, ma quando sono a casa, oltre a stare con mia moglie Karen, amo guardare altre partite di pallone») che ha fame di imparare. Cristian «Cuti» Romero, arrivato a Bergamo in prestito dalla Juve, si candida a diventare protagonista della retroguardia nerazzurra.
Romero, come mai ha scelto di venire all’Atalanta?
«Sapevo era molto interessata a me. Mi sono informato coi miei compagni del Genoa i quali mi hanno assicurato che a Bergamo sarei potuto crescere molto. Poi l’Atalanta, insieme alla Lazio, sono le due squadre che negli ultimi anni hanno espresso il miglior calcio. Infine, sapevo che alla Juve non avrei avuto grande spazio. Io voglio continuare a giocare e imparare».
Quali sono state le prime impressioni una volta arrivato a Zingonia?
«Mi ha impressionato il gruppo, composto da bravi ragazzi. Dopo due settimane, mi sono già sentito uno di loro. Poi, la mentalità diversa: qui si deve andare a duemila all’ora».
Come al Genoa con Juric, un allievo di Gasperini.
«Il metodo di allenamento dei due tecnici è simile. Con Juric ho un buon rapporto, è stato il primo a credere in me in Italia. Gasp non lo conoscevo, ho scoperto che è un allenatore molto intelligente e che ha tanto da insegnarmi, soprattutto a livello tattico».
Quali sono state le prime lezioni?
«La prima cosa che devo assimilare è di far parte di una squadra che vuole sempre vincere. Diversamente dal Genoa dove puntavamo a salvarci e, quindi, a dedicare maggiore attenzione alla difesa. Poi, a livello disciplinare, devo migliorare molto. Nelle ultime due stagioni ho ricevuto molti cartellini».
Altro?
«Devo fare passi in avanti tatticamente. Quando sono arrivato in Italia ero un disastro. Anche perché in Argentina non c’è la cura maniacale che si ha qui».
È sempre stato un difensore?
«Da bambino giocavo da centrocampista, qualche volte in attacco. Poi piano piano sono indietreggiato e già nel
Belgrano, in Argentina, ricoprivo il ruolo di difensore». Ha qualche modello? «Non ne ho uno vero e proprio. Posso dire che i due difensori che mi piacciono di più sono Ramos del Real e van Dijk del Liverpool».
A proposito di Liverpool, sarà vostro avversario in Champions League.
«Giocare la Champions è un sogno che ho fin da bambino, quando guardavo il calcio europeo dall’Argentina. E, nelle poche settimane in cui mi sono allenato con la Juventus a Torino, ho avuto la fortuna di conoscere campioni come Buffon e Chiellini».
Mentre in allenamento a Zingonia chi l’ha più impressionato?
«Il Papu. Ha un bagaglio tecnico incredibile. E ringrazio i colleghi di difesa, Toloi e Palomino, che sanno insegnarmi molto anche perché oramai giocano a memoria». Ha ritrovato Pessina... «Ha ripreso ad allenarsi con noi. Quell’infortunio è stato un semplice scontro di gioco. Lui è un ragazzo intelligente, sa che non ho fatto quell’entrata per fargli male».
Curiosità: perché il numero 17?
«L’ho utilizzato fin dai tempi del Belgrano e mi ha accompagnato. So che in Italia porta sfortuna, ma a me sta portando fortuna».
Altra curiosità: davvero non pensate allo scudetto?
«No. Dobbiamo semplicemente giocare partita dopo partita. A iniziare contro il Napoli che è un avversario tosto. Ma se manterremo l’intensità delle prime partite allora potremo divertirci. In Champions? Stesso discorso, e credo che abbiamo tutto per fare bella figura».
Sul suo account Instagram campeggia uno slogan: «Credo nei sogni».
«Me lo sono tatuato sul braccio qualche anno fa con un amico. Il mio sogno era arrivare a giocare nel Belgrano. E l’ho coronato. Ora è migliorarmi il più possibile». Capitolo Argentina.
«La Nazionale è l’obiettivo principale e penso che conquistarla sia il sogno di ogni giocatore. All’Atalanta voglio dimostrare che posso starci in questa rosa e riuscire a dare una mano alla squadra».
Come mai la chiamano Cuti?
«Mi ha chiamato così mio zio, perché assomigliavo a un suo conoscente. E ora lo utilizzano tutti...».
Capitolo coronavirus.
«La situazione è complicata, anche in Argentina. I miei genitori e mio fratello sono stati contagiati e fortunatamente ora sono guariti. Dico che serve seguire tutte le raccomandazioni. Con la speranza che tutto torni come prima. Ce n’è un gran bisogno».