Atalanta in Danimarca Perché il Midtjylland non va sottovalutato
Alla scoperta del Midtjylland, avversario dell’Atalanta Lo scout che si basa su algoritmi e plusvalenze da urlo
Il rischio è approcciarsi con sufficienza. Magari come era accaduto, poco più di un anno fa, con la Dinamo Zagabria. Essere convinti che il prossimo avversario, il Midtjylland, sia arrivato in Champions League quasi per caso e, quindi, sia in gita scolastica. Il rischio è di risvegliarsi bruscamente, esattamente come è capitato dopo il 4-0 rimediato in Croazia. Che, presumibilmente, è servito da lezione all’Atalanta la quale, almeno in Champions, non dà più nulla per scontato. A maggior ragione se si scava, andando leggermente più a fondo sul profilo dei danesi.
Basterebbe solo descrivere l’escalation del club per capire che è un avversario da prendere con le pinze. Fondato nel 1999, promosso in Superligaen l’anno successivo e subito piazzato nelle parti nobili della classifica del massimo campionato danese. Quindi, l’asticella che si alza in concomitanza con l’arrivo, al vertice della società di Matthew Benham, nel 2014, fino alla conquista di tre titoli negli ultimi sei anni. Qui sta la prima particolarità. Perché il proprietario è laureato a Oxford in Fisica. Giocatore professionista d'azzardo e poi imprenditore con un’azienda che sfrutta modelli matematici per prevedere i risultati sportivi, è entrato nel mondo del calcio acquistando la sua squadra del cuore, il Brentford (Serie B inglese), nel 2012. Fisica, matematica e statistica sono i capisaldi di una vita che Benham ha applicato al calcio. Già, ma in che modo? Per avere un’idea più chiara basterebbe vedere «Moneyball», film con Brad Pitt ispirato a Billy Beane, di mestiere gm della squadra di baseball degli Oakland Athletics che creava il roster della sua squadra basandosi quasi esclusivamente sulle statistiche (super approfondite) degli atleti, indipendentemente dalla categoria in cui giocavano. Metodo
— incentrato sull’expected goal che, in poche parole, studia il potenziale offensivo di un’intera squadra o di un singolo giocatore — che ritroviamo a grandi linee anche nel Midtjylland. «Usiamo i dati per trovare principalmente nuovi giocatori —spiega il presidente nonché braccio destro di Benham, Rasmus Ankersen — e valutarli non solo utilizzando i nostri occhi. Così abbiamo la possibilità di comprarli a un buon prezzo, svilupparli per poi rivenderli per finanziarci, perché il nostro budget è limitato. Li alleniamo avvalendoci anche di specialisti che valutano, per ogni singolo atleta, il metodo migliore di allenamento». Insomma, benvenuti nel futuro. Che, visti i risultati, sembra funzionare. E viste le plusvalenze. Perché — e qui c’è una grande somiglianza con quanto è stata in grado ed è in grado di fare l’Atalanta — i danesi sono maestri nell’ingaggiare calciatori sconosciuti e poi a rivenderli a peso d’oro. Negli ultimi cinque anni, la media dei guadagni dalla cessione dei calciatori è stata di 15 milioni di euro a stagione.
Quindi non stupisce che il Midtjylland abbia la seconda peggior rosa se si considera il valore dei cartellini (peggio fa solo il Ferencvaros): 42 milioni di euro. Piccola parentesi. L’Atalanta, grazie agli straordinari risultati degli ultimi anni, in questa classifica ha fatto dei balzi prodigiosi, basti considerare che nel 2018 la squadra valeva 126 milioni, nel 2019 244 e oggi 372 (fonte Transfermarkt). «Sarà una partita dura — dice l’allenatore in seconda Kristian Bach Bak—, noi ci consideriamo una squadra di campagna, ma è composta da giovani agguerriti. E abbiamo studiato a lungo l’Atalanta». Non c’era il minimo dubbio.
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Utilizziamo dati e statistiche per scovare talenti nascosti e a ognuno assegniamo un programma di allenamento specifico
Rasmus Ankersen
presidente Midtjylland