Gori, la linea dura del coprifuoco
Proposta con gli altri sindaci e condivisa da Fontana. Sì del governo: scatta da giovedì
Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, insieme ai primi cittadini dei capoluoghi, ha chiesto il coprifuoco in tutta la Lombardia, dalle 23 alle 5 del mattino, a partire da giovedì 22 ottobre. Una proposta condivisa con il governatore Attilio Fontana. E sulle chiusure di vie e piazze, c’è la mediazione tra governo e sindaci, dopo le polemiche delle ultime ore. I controlli spetteranno alle forze dell’ordine.
Un coprifuoco in tutta la Lombardia, dalle 23 alle 5 del mattino, a partire da giovedì 22 ottobre. E la chiusura, il sabato e la domenica, della media e grande distribuzione commerciale, tranne per gli esercizi di generi alimentari e di prima necessità. Sono le proposte al governo fatte dai sindaci di tutti i Comuni capoluogo della Lombardia, a partire da quello di Bergamo, Giorgio Gori, e dal sindaco di Milano, Beppe Sala. La richiesta è stata condivisa anche dal governatore Attilio Fontana, dai capigruppo di maggioranza e di opposizione in Regione e dal presidente dell’Anci Lombardia, Mauro Guerra. Adesso si attende solo la firma del provvedimento, il ministro Roberto Speranza si è già detto d’accordo.
La proposta al governo e poi il primo via libera di massima sono arrivati in serata dopo che durante la giornata di ieri ci sono state le polemiche e poi la mediazione su un passaggio del Dpcm, quello che permette di chiudere vie e piazze per evitare assembramenti. Il compromesso, frutto di una lunga trattativa, prevede che tocchi ai sindaci, insieme al comitato per l’ordine e la sicurezza, individuare le aree da chiudere, ma i controlli spetteranno alle forze dell’ordine coordinate da Prefettura e Questura. Il premier Giuseppe Conte ha chiarito che un protocollo consentirà ai sindaci, sentite le Ats, di elaborare proposte per le piazze a rischio assembramenti. La proposta verrà valutata dal comitato di sicurezza pubblica in una riunione tecnica e toccherà alle forze di polizia attuare queste misure.
«La correzione, con le spiegazioni date dal sottosegretario Achille Variati, mi pare riportino la questione sui giusti binari: collaborazione tra sindaci (che certo non sfuggono alla responsabilità delle decisioni), prefetture e forze dell’ordine (senza le quali nessuna misura di questo tipo è concretamente realizzabile). Io comunque — dice Gori — resto molto perplesso su questa idea di “chiudere piazze e vie”. Immagino una piazza su cui si aprono quattro o cinque vie diverse, andrebbero chiuse tutte queste uscite salvo, dice il decreto, consentire il deflusso e l’accesso di chi va ai pubblici esercizi o a casa sua. Quindi se su questa piazza si affacciano dei bar, io devo comunque consentire l’accesso, e anche chi dice di abitare in quella zona deve poter entrare. È complicato secondo me, anche perché la gente può spostarsi di 50 metri e siamo daccapo. Preferisco che la collaborazione con le forze dell’ordine sia spesa per evitare assembramenti e far rispettare il divieto di consumo di bevande sul suolo pubblico».
Domenica, erano state le parole di Conte in tv a scatenare polemiche. «I sindaci hanno il potere di chiudere strade e piazze», aveva detto. Subito Gori aveva espresso le sue perplessità su Facebook: «È una previsione non concordata con i rappresentanti dei sindaci, mai discussa negli
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Preferisco che la collaborazione con le forze dell’ordine sia spesa per evitare assembramenti e far rispettare il divieto di consumo di bevande Giorgio Gori Sindaco di Bergamo
Il protocollo I sindaci diranno quali sono le piazze a rischio, e il tema sarà valutato in riunioni tecniche
incontri che si sono tenuti con il governo, e che i sindaci giudicano non realizzabile con le sole forze di polizia locale a loro disposizione». Sulla stessa linea di Gori anche il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro.