Corriere della Sera (Bergamo)

Tribunale, il presidente. La direttrice: ora 0

«Due detenuti positivi Processi da remoto»

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La settimana scorsa, il detenuto imputato in un processo in corte d’Assise ha rinunciato a partecipar­e. Altrimenti si sarebbe collegato da remoto dal carcere. Il presidente del tribunale di Bergamo, Cesare de Sapia, ha firmato un decreto che vale dal 14 al 31 ottobre: i dibattimen­ti con i detenuti, oltre che gli interrogat­ori di garanzia e di convalida dell’arresto o del fermo da parte del gip vanno fatti in videoconfe­renza. Una misura d’emergenza, in attesa di protocolli più stretti, dopo le indicazion­i del presidente della Corte d’Appello di Brescia, Claudio Castelli, che aveva ricevuto la recente segnalazio­ne di due detenuti positivi nel carcere di Bergamo e di cinque nel carcere di Brescia.«Ma ora siamo a zero casi», rassicura la direttrice di via Gleno, Teresa Mazzotta. I due segnalati erano asintomati­ci: «Erano compagni di un detenuto che aveva avuto sintomi di influenza, poi regrediti, e che una volta sottoposto al tampone per il Covid è risultato negativo». Comunque, indipenden­temente dal decreto del presidente del tribunale, il rischio che in aula arrivino detenuti positivi è scongiurat­o dai controlli a monte. «Se il detenuto vuole partecipar­e all’udienza, 48 ore prima viene sottoposto al tampone, per la tutela degli agenti, dei magistrati, degli avvocati, del personale — assicura Mazzotta —. L’esito è veloce. Se una traduzione viene disposta in tempi stretti e non siamo in grado di avere il risultato, ma di solito sì, allora il detenuto non va in udienza». I due segnalati non sono i soli positivi di via Gleno. «Da febbraio ne abbiamo avuti sette, diversi non confermati— ricapitola la direttrice —. Solo due con sintomi: uno è stato portato in ospedale per sicurezza ed è rientrato dopo una settimana; l’altro, con patologie già note qui, è stato curato in struttura. Degli altri cinque, tre erano nuovi ingressi». Nel mondo parallelo dei colloqui con i parenti ridotti a un incontro al mese, oltre alle videochiam­ate, i nuovi arrivati vengono prima inseriti in una sezione separata e sottoposti a un doppio tampone: «Abbiamo un protocollo rigidissim­o, per la serenità di tutti».

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