Omaggio alla Carrà, scoglio superato: lo sponsor è Tim
Donizetti Opera: la parola al Cda della Fondazione
Che si tratti di un progetto coraggioso era stato detto fin dalla scorsa estate, quando i primi refoli avevano ventilato l’idea, incastonata nel panel di Bergamo - Brescia Capitale della Cultura 2023, di un’opera lirica dedicata a Raffaella Carrà. Una pensata artistica del direttore del Donizetti Opera Festival, Francesco Micheli, quale omaggio dedicato all’indimenticata diva, alle sue battaglie anticonformiste e alle conquiste liberali portate in tivù a suon di Tuca Tuca, da far approdare al Teatro Donizetti.
Il problema del costo
Un progetto tanto ardito e monumentale, quanto, però, costoso, tra i 650 e i 700 mila euro e che, dopo le prime indiscrezioni trapelate a giugno, era stato messo in freezer. Non solo e non tanto per questioni di concetto e coerenza, ma più per un fattore economico. Per superare questa impasse, un «cara Carrà», detto in estrema sintesi, serviva un main sponsor, quelli che nel marketing si definiscono «platinum», in grado cioè di garantire la copertura finanziaria del progetto senza troppi patemi d’animo. Trovato.
Il colosso della telefonia
La ricerca, tra diversi viaggi sull’asse Bergamo-Roma, ha portato a suonare il campanello di Tim, il colosso italiano delle telecomunicazioni che è disposto ad accollarsi oneri ed onori della realizzazione. I primi, gli oneri, andrebbero a coprire, a quanto risulta, la quasi totalità del costo di produzione dell’opera. Sul restante budget potrebbero intervenire, poi, altri sponsor minori con cifre decisamente più abbordabili. A questo punto, archiviata la spinosa pratica finanziaria, il Cda della Fondazione Donizetti potrebbe anche dare la sua benedizione all’eclettico Micheli,
che peraltro è già al lavoro sul cartellone del prossimo Donizetti Opera Festival.
La Fondazione
Un via libera che arriverebbe obtorto collo, se qualche consigliere non fosse convinto dei contenuti, a fronte del felice esito di una questione economica, fatta assurgere come dirimente almeno da un punto di vista formale. Non che le casse della Fondazione piangano, anzi. Il presidente Giorgio Berta, in sede di consuntivo del festival, ha messo in chiaro come la politica dell’ente si rifaccia ad una sorta di oculata prudenza che, nella programmazione, tiene conto di tutte le variabili in campo. «Partiamo sempre da un piano B, e non da un piano A, nel predisporre gli impegni di spesa della stagione», ha affermato. Tradotto, facciamo il passo secondo la gamba, ma è chiaro, però, che l’opera sulla Carrà fosse un extra budget del tutto insostenibile. Quanto agli onori, anche quelli rappresentano un punto di forza. Se un’azienda del calibro di Tim decide di investire in un’operazione del genere è perché è assolutamente convinta di un suo valore impattante in una chiave nazionale. Il nome e il ricordo della Carrà sono come il titolo della sua celebre canzone: destinati a fare sempre «Rumore».
Il budget Il Gruppo sosterrà il grosso della spesa, che oscilla tra i 650 e i 700 mila euro