Bonaccini a Gori: «Stiamo insieme nel Pd, basta scissioni»
Pioggia di reazioni alle parole del sindaco sul suo futuro nel partito «se cambia la Carta fondativa»
«Stiamo insieme, di scissioni ne abbiamo avute fin troppe». È dovuto intervenire Stefano Bonaccini a calmare gli animi dopo le parole di Giorgio Gori. Il sindaco di Bergamo, che appoggia la candidatura del presidente dell’Emilia-Romagna a segretario del Pd, aveva dichiarato all’Huffington Post, riferendosi alla seconda candidata: «Elly Schlein mi incuriosisce ma Bonaccini mi pare più attrezzato». Alla domanda se rimarrebbe in un Pd guidato da Schlein ha risposto: «Non lo so. Ho condiviso la Carta dei
Valori del Pd, oggi leggo che qualcuno vorrebbe mandarla al macero, e sospetto che siano gli stessi che vorrebbero Schlein segretaria. Rispondo quindi: dipende. Se i fondamenti del Pd non verranno stravolti rimarrò. Altrimenti prenderò atto del fatto che il Pd è diventato un’altra cosa, e mi riterrò libero di decidere il da farsi». «Mi stupisce, lancia il messaggio sbagliato — ha commentato Schlein —. Io voglio dire che noi resteremo qualunque sia l’esito del congresso». Una replica diretta è arrivata da Barbara Pollastrini,
componente della Costituente del partito: «Caro Giorgio, attualizzare la Carta dei valori deve servire per unire e guardare in avanti. Mi batterò perché il Pd sia una comunità dove le differenze possano riconoscersi e arricchirsi».
«Ma no, nessuno se ne deve andare e tra l’altro Gori non lo dice — ha cercato di conciliare il deputato dem ed ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini —. In realtà la sua intervista pone temi importanti, che meritano di essere oggetto di attenzione». Meno conciliante il vicesegretario del partito
Peppe Provenzano: «Ad alcuni non interessa discutere dell’identità ma solo cambiare il segretario. E mentre difendono una presunta “ortodossia democratica” minacciano di andarsene se a vincere non sarà il loro candidato. Molto democratico, in effetti». Ancora più acido il senatore Alberto Losacco, che ha fatto riferimento a «quelle figure, come Gori, che non si capisce perché stiano nel Pd». Frase ripetuta dal leader del Terzo Polo Carlo Calenda.
Tanto che il sindaco di Bergamo è dovuto intervenire per precisare, ma anche per rilanciare: «Se i fondamenti del Pd non verranno stravolti rimarrò nel partito, chiunque vinca il congresso. Avrei difficoltà a restare se la Carta fondativa del partito, che risale a Prodi e a Veltroni, sarà stravolta in nome di una surreale crociata contro l’economia di mercato». Ha infine cercato di tranquillizzare gli animi Bonaccini: «Chiunque vinca la corsa congressuale, noi comunque il giorno dopo stiamo tutti insieme. Di scissioni ne abbiamo patite anche troppe».