Straparola e l’andare oltre Vince il racconto sulla guerra
Dalla penna alla macchina da scrivere, ai computer, fino alle tastiere virtuali dei tablet e degli smartphone. Passano gli anni, e sono 40 ormai, ma la passione e il piacere di narrare attraverso la parola scritta rimangono protagonisti del premio letterario biennale di Caravaggio, che ieri ha chiuso la sua ventesima edizione. Se il nome della città di pianura è indissolubilmente legato alla pittura per Michelangelo Merisi, non le manca però un posto nella storia della letteratura grazie a Gianfrancesco Straparola (1480-1557), un altro dei suoi figli illustri. Le sue raccolte di novelle e favole, tra cui si conta la prima versione conosciuta del «Gatto con gli stivali», lo portarono ad essere uno dei più apprezzati autori delle corti nel Rinascimento. Una memoria tenuta viva a Caravaggio proprio con l’intitolazione a lui del premio letterario creato dalla biblioteca civica e sostenuto dal Rotary di Treviglio e dal Corriere della Sera. Un’iniziativa che, grazie anche alla segreteria formata dai bibliotecari, si sono succeduti nel ruolo Antonella Piavani, Nunzio Recanati e ora Maria Pasquinelli, ha avuto la capacità di attraversare i decenni.
Lo osserva anche lo scrittore Raul Montanari, presidente della giuria da 12 edizioni. «La competenza narrativa in questi anni è aumentata. Lo vediamo nel premio e lo vedo in parallelo nella mia scuola di scrittura. Edizione dopo edizione, è stato superato il legame con il Caravaggio. Vent’anni fa ancora una parte importante dei racconti, spesso in maniera improbabile, era dedicata al Merisi. Ora invece il premio è più maturo e i racconti, quest’anno 159, vengono da tutta Italia, mentre le tematiche sono quelle della narrativa d’oggi, in primis il lavoro». Montanari poi sottolinea l’uso del focus interiore, prerogativa che caratterizza la narrativa. «Lo scrittura, rispetto al cinema, ha meno impatto ma ha la prerogativa unica di poter entrare nella testa del personaggio, raccontandone emozioni e pensieri. Una possibilità di cui i partecipanti al premio hanno saputo ben avvalersi».
Ogni edizione poi risente del momento storico come si evince dall’antologia pubblicata, grazie al supporto del Rotary, per celebrare il quarantennale in cui sono raccolti i vincitori delle venti edizioni. «Nel 2020 molti racconti — conferma Montanari — avevano come tema la pandemia. Due anni dopo, solo un racconto ne fa cenno. È come se ci fosse una rimozione collettiva e il bisogno di andare oltre. Non a caso forse ben due dei finalisti sono ambientati in una stazione ferroviaria, simbolo per eccellenza del viaggiare». Proprio all’attualità è legato il racconto vincitore quest’anno: «Amico o nemico mio» di Elisa Origi di Cardano al Campo (Varese), che attraverso il flusso di coscienza di un fuggiasco racconta la dimensione della guerra. Seconda classificata Teresa Gallo di Saronno con «La solita vecchia serata», seguita dalla veneziana Elisabetta Tiveron con «Le gemelle». Quarto posto invece per Barbara Cortinovis di Lissone con «Coincidenze» e quinto per Francesco Giuseppe Ottone di Torre del Lago, in provincia di Lucca, con «Binario 2».
La giuria tecnica guidata da Montanari e composta dal professore Francesco Tadini, dall’assessore di Caravaggio Juri Cattelani, dal giornalista Marco Brizzi per il Corriere della Sera, da Gianluca Tirloni per il Rotary e dal professor Erminio Gennaro, primo vincitore nel 1982, ha assegnato anche due menzioni al racconto «Ciso» di Fabienne Agliardi e a «Il suonatore» di Attilio Facchini. Il premio giovani è andato «Una terra» della calvenzanese Sharon Fera, che già si era aggiudicata le edizioni 2020 e 2018.
Attualità
Un fuggiasco racconta la dimensione della guerra nell’opera di Elisa Origi
Nel 2020 molti racconti avevano come tema il Covid. Due anni dopo, solo uno ne fa cenno. È come se ci fosse una rimozione collettiva e il bisogno di andare oltre Raul Montanari
scrittore